Alle prime ore di oggi, nelle province di Reggio Calabria ed in altre del territorio nazionale, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, col supporto del Nucleo Ispettorato del Lavoro, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia e dei Comandi Arma competenti per territorio, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal Tribunale di Palmi – Sezione GIP/GUP, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 29 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope.
In particolare, i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono:
- AMENYO Agbevadi Johnny, ghanese di anni 37 (custodia in carcere);
- BENJAMIN Mark, ghanese di anni 78 (custodia in carcere);
- DIMBIE Haadi, ghanese di anni 31 (custodia in carcere);
- JERRY Joseph, liberiano di anni 38 (custodia in carcere);
- KARFO Kader, ivoriano di anni 41 (custodia in carcere);
- LO CHEIKH, senegalese di anni 68 (custodia in carcere);
- NDIAYE Babacar, senegalese di anni 54 (custodia in carcere);
- NDIAYE Ibra, senegalese di anni 36 (custodia in carcere);
- NDIAYE Mbaye, senegalese di anni 53 (custodia in carcere);
- SARR Gorgui Diouma, senegalese di anni 36 (custodia in carcere);
- SIDIBE Ballan, ivoriano di anni 43 (custodia in carcere);
- SULEMAN Nuhu, ghanese di anni 39 (custodia in carcere);
- YABRE Kouda, burkinabè di anni 46 (custodia in carcere);
- BRUZZESE Daniele, laureanese di anni 30 (arresti domiciliari);
- CANNATÀ Carmine Giuseppe, rosarnese di anni 29 (arresti domiciliari);
- GALATÀ Vincenzo, melicucchese di anni 50 (arresti domiciliari);
- LAROSA Annunziato, rosarnese di anni 51 (arresti domiciliari);
- PORRETTA Vincenzo Domenico, rosarnese di anni 69 (arresti domiciliari);
- SAVOIA Giuseppe, taurianovese di anni 47 (arresti domiciliari);
- VENTRICE Domenico, rizziconese di anni 64 (arresti domiciliari);
- DIAKITE Moussa, ivoriano di anni 36 (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.);
- DIOP Abdou Khadim, senegalese di anni 36 (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.);
- NDIAYE Amath, senegalese di anni 59 (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla p.g.);
- D’AGOSTINO Giuseppe, polistenese di anni 37 (obbligo di dimora);
- FIDALE Michele, polistenese di anni 61 (obbligo di dimora);
- CARERI Giuseppe, rosarnese di anni 60 (divieto di dimora);
- AFERE Osei Victor, ghanese di anni 31 (obbligo di presentazione alla p.g.);
- CONDELLO Giacomo, polistenese di anni 42 (obbligo di presentazione alla p.g.);
- GOUEM Maliki, burkinabè di anni 54 (obbligo di presentazione alla p.g.).
L’odierna operazione, convenzionalmente denominata Euno, dal nome dello schiavo siciliano che, nel 136 a.C., guidò la prima guerra servile contro il possidente terriero Damofilo, giunge all’esito di una complessa ed articolata attività d’indagine condotta dalla Stazione Carabinieri di San Ferdinando e dalla Compagnia di Gioia Tauro, col supporto specialistico del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Procuratore Capo Dott. Ottavio Sferlazza, nel periodo compreso tra il mese di luglio 2018 ed il mese di gennaio 2019.
Le indagini
Le attività investigative, scaturite da una denuncia sporta presso la Stazione Carabinieri di San Ferdinando da un bracciante agricolo senegalese nei confronti di un caporale di nazionalità ghanese, hanno permesso, attraverso il ricorso a metodologie investigative tradizionali, quali servizi di pedinamento, osservazione, riprese video ed escussioni di persone informate sui fatti, nonché mediante l’utilizzo di attività intercettive, di far luce sull’esistenza di una vera e propria rete di caporali, composta da cittadini extracomunitari di origine centrafricana ed all’epoca dei fatti domiciliati presso il sito della baraccopoli di San Ferdinando e nel Comune di Rosarno, i quali, in concorso con i titolari di aziende agricole e cooperative operanti nel settore della raccolta e della vendita di agrumi nella Piana di Gioia Tauro, erano dediti prevalentemente alle attività di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ai danni di braccianti agricoli extracomunitari, nonché alla commissione di ulteriori reati quali il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di donne africane e la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana.
In particolare, le indagini, che si sono avvalse anche del prezioso contributo del Nucleo Ispettorato del Lavoro dell’Arma dei Carabinieri, hanno consentito di elaborare un qualificato e solido quadro indiziario a carico di tutti gli indagati i quali, rispettivamente col ruolo di c.d. caporali – 18 in totale, di cui 13 destinatari di custodia in carcere, 3 di obbligo di dimora e 2 di obbligo di presentazione alla p.g. – e datori di lavoro – 11 imprenditori agricoli in totale, di cui 7 agli arresti domiciliari, 2 con obbligo di dimora, 1 con divieto di dimora e 1 con obbligo di presentazione alla p.g. – durante l’intera stagione agrumicola 2018-2019, in modo sistematico, reclutavano manodopera straniera anche irregolare, provvedendo a trasportare gli operai presso le aziende agricole locali operanti nel settore della raccolta e vendita di agrumi e, con la compiacenza dei titolari delle imprese (3 delle quali destinatarie di misura ablativa reale), ad impiegarli, approfittando del loro stato di bisogno, in condizioni di evidente sfruttamento.
La filiera dello sfruttamento iniziava già alle 5:00 del mattino quando i caporali, alla guida di minivan e veicoli – il più delle volte inidonei alla circolazione su strada ed al trasporto di persone – iniziavano a caricare a bordo i braccianti agricoli radunati presso diversi punti di raccolta, quali la baraccopoli di San Ferdinando ed il campo containers di Rosarno, da dove venivano poi trasportati, in condizioni di estremo disagio, presso i diversi fondi agricoli sparsi nel territorio pianigiano per essere impiegati nella raccolta degli agrumi. Ivi giunti, i braccianti erano costretti a lavorare in condizioni precarie, obbligati a raccogliere mandarini ed arance 7 giorni su 7, festivi compresi, per 10-12 ore consecutive, con pause contingentate e sprovvisti di qualsivoglia dispositivo di protezione individuale e di tutela della salute. I Carabinieri hanno accertato, inoltre, che ciascun lavoratore riceveva una paga giornaliera in relazione al numero di cassette di frutta raccolte (circa 1 Euro a cassetta) e comunque non superiore a somme oscillanti tra i 2 ed i 3 Euro per ogni ora di lavoro, in palese violazione della normativa giuslavoristica in materia di retribuzione.
All’interno dei furgoni, omologati per il trasporto di non più di 9 passeggeri compreso il conducente, i caporali riuscivano a caricare sino a 15 persone in un’unica soluzione, costringendo i braccianti agricoli, già provati dalle scarse condizioni di vita all’interno della baraccopoli, a trovare posto su sedili di fortuna realizzati con tavole in legno, secchi di plastica, cassette per la raccolta e pneumatici usati di autoveicoli. In alcune occasioni i Carabinieri hanno sorpreso alcuni lavoratori che, rannicchiati all’interno del bagagliaio di autovetture station – wagon, alla vista dei militari, non hanno esitato a scappare al fine di non farsi identificare per paura di subire eventuali sanzioni.
Il complesso delle indagini ha permesso, infine, di documentare alcuni episodi di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana nonché condotte di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione da parte di un cittadino liberiano, destinatario di provvedimento restrittivo, il quale si occupava del trasporto di donne, di nazionalità nigeriana, da Rosarno verso la baraccopoli di San Ferdinando ed il campo containers di Rosarno ove erano costrette a prostituirsi ed a cedere successivamente parte del ricavato al loro sfruttatore.
Nell’ambito dell’odierna operazione, sono stati inoltre sottoposti a sequestro preventivo 3 attività imprenditoriali, ubicate in Polistena (RC), Rizziconi (RC) e Laureana di Borrello (RC) nonché 18 beni mobili registrati per un valore stimato di oltre 1 milione di euro.