(immagini di Maurizio Polimeni)
Scendesse in campo il presidente Mimmo Praticò, probabilmente la Reggina sarebbe prima in classifica. In campo, invece, ci vanno i giocatori guidati dall’allenatore ed i risultati sono ben altri. “E’ una partita fondamentale: dobbiamo vincere per conquistare la salvezza e guardare al futuro” è stata l’esortazione che ha accompagnato l’intera settimana precedente alla gara interna col Monopoli.
Al fischio di inizio è sembrato, in effetti, che la squadra avesse recepito: appena un quarto d’ora e la Reggina è in vantaggio con Bianchimano al volo su cross di Armeno. Fine delle trasmissioni. Proprio nel momento in cui avrebbero dovuto trovare lo slancio e l’entusiasmo, gli amaranto sono invece scomparsi dal campo, lasciando l’iniziativa ad un Monopoli che probabilmente non si aspettava tanta grazia. La fascia sinistra è diventata terra di conquista da parte bianco verde, e son bastati altri quindici minuti per il pareggio, con un bel tiro di Genchi che ha sorpreso da 20 metri l’intera difesa, portiere compreso. La ripresa ha ricalcato l’andamento dell’ultima mezzora del primo tempo, fino al rocambolesco gol del definitivo vantaggio pugliese. Da evidenziare l’eccessivo, e in apparenza ingiustificato, nervosismo in campo fin dai primi minuti di gioco, con sei ammoniti e due espulsi per reciproche scorrettezze (l’esperto La Camera per gli amaranto, che ha così bagnato l’esordio al Granillo).
Polemiche
La Reggina ha mancato in pieno quella che avrebbe dovuto essere la conferma di un percorso verso il raggiungimento della maturità, ma, dopo oltre trenta partite giocate in questa stagione, l’alibi della gioventù non può più reggere. Alla fine della gara, con la sesta sconfitta subita al Granillo, il pubblico ha rumorosamente chiesto l’allontanamento del tecnico. Quella che avrebbe dovuto essere una festa, anche grazie ai 2500 presenti oltre agli abbonati, alla fine si è rivelata l’ennesima delusione che, oltre a creare non pochi problemi alla classifica, ha evidentemente condizionato l’umore di qualche addetto della società, che spesso fatica a tenere i nervi sotto controllo, e la cosa non è giustificabile. Non è la prima volta che accade. Che sia però l’ultima. Già sono sufficienti le mortificazioni per le sconfitte sul campo per doverne subire pure fuori dal campo.