Classe 1957, Reggina 1982, capitano, giovane, slanciato con un fisico pari al terzo fratello dei Bronzi, baffi e padrone di una difesa, roccaforte amaranto. Nato a Casale Monferrato, centro di un vasto territorio che si snoda tra vigneti e risaie, molto lontano da Reggio Calabria. Lui era il capitano di quella Reggina primi anni 80 che navigava in serie C1: Maurizio Re.
Rispolveriamo insieme ricordi incredibili mentre ci racconta storie di un calcio vero completamente cambiato, diciamolo francamente e con rammarico, oramai in disuso, ma forte di quei valori indissolubili nel tempo.
“Ho dei ricordi bellissimi e intramontabili: le persone a Reggio avevano e hanno qualcosa in più che non ho ritrovato nel mio girovagare da professionista, soprattutto un cuore grande”. Sale l’emozione e Maurizio rammenta capitoli di una Reggio innamorata di quei ragazzotti, calciatori incredibili, tanto era il loro attaccamento alla maglia e alla città: “Si sudava la maglia e questa ti rimane poi addosso per sempre. La gente percepiva questo e ci voleva un gran bene”. Continua con voce emozionata il suo racconto: “Ricordo che ero il capitano e, quando si aveva il premio partita, andavo in giro per la città a distribuire qualcosa per la gente bisognosa di Reggio insieme al direttore sportivo. Rientrava in quell’azione sociale che ci faceva sentire uomini prima ancora che giovani professionisti. Ho ricordi di allenatori come Scoglio, Salvemini, Buffoni e tanti colleghi: Navazzotti, Snidaro, Scarrone, Saviano, Spinella, Piga, Ferri, Cuttone…”, e via, continua ad elencare una serie ricca, carica di emozione.
Tutti nomi che hanno calcato il Granillo (allora chiamato semplicemente Comunale) facendo gridare tanti sportivi amaranto. “Quando, entrando in campo e salendo quei gradini, mi guardavo attorno e sentivo un boato, mi tremavano le gambe. Spalti gremiti, dopo qualche minuto passava tutto e via: oggi è tutto cambiato, ma il ricordo resta indelebile”. Maurizio, segui ancora la nostra Reggina? “Si, certamente non come prima, purtroppo. La Reggina oggi ha in mister Inzaghi un calibro importante, la società ha un programma e ci vuole pazienza nei progetti; le critiche alle sconfitte ci stanno e fanno parte del gioco, adesso bisogna stringersi intorno alla squadra. L’importante è avere l’idea di impegno e non essere lassisti. Conservo valori che ho appreso a Reggio: rispetto e umiltà”.
Da ultimo, ci lascia con un desiderio e una promessa: “Presto andrò a vedere una partita della Reggina: magari nella trasferta di Genova e, chissà, magari tornerò in quello stadio che mi faceva tremare le gambe (ride)”. Reggio ha un cuore grande e i suoi tifosi non scordano chi si è sudato quella maglia amaranto: i nomi passano, i “valori resteranno per sempre”, e Reggio questo lo sa.