Si è conclusa nel peggiore dei modi la vicenda che ha visto legati a doppio filo, fosse solo per una decina di giorni circa, i destini di due giovani donne. Una, Denise Pipitone, scomparsa bambina in quel di Mazara del Vallo nel lontano 2004 e mai dimenticata da mamma Piera Maggio e papà Piero Pulizzi che hanno letteralmente smosso mari, monti e coscienze pur di ritrovarla sana e salva; l’altra, Olesya Rostova, alla ricerca della sua madre biologica, ventenne appassionata di social network disposta forse a tutto pur di ottenere un pizzico di notorietà, sulla cui figura aleggiano non pochi dubbi. Nel mezzo, in un clima tesissimo tra Russia ed Italia, una sorta di battaglia televisiva combattuta tra le due Nazioni a colpi di trash, con buona pace della famiglia della piccola Denise – che ormai sappiamo, purtroppo, non essere Olesya – e del legale di Piera Maggio, quel Giacomo Frazzitta incapace di nascondere il suo sdegno di fronte al trattamento di una vicenda così delicata in maniera sciatta e superficiale, degna dei peggiori reality show.

“Pust Govoryat”

Il primo, importante capitolo di questa vicenda dai contorni sordidi si è consumato nei salotti del talk-show russo “Pust govoryat” (in italiano “Lasciateli parlare“), contenitore pensato nella mente dei suoi creatori per essere la versione rutena del già discusso (e discutibile) “The Oprah Winfrey Show“, condotto dal baldanzoso Dmitry Borisov. La trasmissione – che ha vantato tra i suoi ospiti anche l’attrice Lindsay Lohan – ha raccolto la testimonianza della ventenne Olesya Rostova, giovane dal passato tormentato alla ricerca dei suoi genitori biologici. La sua presenza era sembrata a molti una sorta di manna dal cielo per Piera Maggio, un miracolo tardivo al quale, però, i familiari di Denise non avevano voluto credere fino in fondo.
Un atteggiamento comprensibile da parte dei genitori, corroborato dalla gestione quasi sprezzante della situazione da parte della troupe di “Pust Govoryat”, che ha trasformato la ricerca della verità in una sorta di lotteria dei sentimenti grottesca, facendo sbottare in diretta TV russa l’avvocato Frazzitta.
Non si gioca con la vita delle persone“, ha tuonato il legale di Piera Maggio, ancora una volta ferita al cuore da chi non ha voluto tenere conto del dolore – questo, sì, reale, tangibile, immane – di una madre che sogna di poter riavere la sua piccola bambina a casa.

Chi è senza peccato…

L’insensibilità mostrata dai Russi – alla quale neanche le tardive e scontate scuse del conduttore di “Pust Govoryat” hanno potuto porre rimedio – ha sollevato un’ondata di sdegno non solo tra amici, conoscenti o semplici telespettatori vicini con il cuore ai genitori di Denise Pipitone, ma anche tra i vari conduttori, giornalisti, opinionisti della nostra televisione che, però, non hanno certo brillato per delicatezza nel trattare uno dei casi più sentiti e tormentati degli ultimi vent’anni. E’ noto come il rapporto tra cronaca nera e televisione sia così delicato da dover essere maneggiato con molta cura. Termometri di tale assunto sono, ad esempio, i delitti di Yara Gambirasio e Sarah Scazzi: nel primo caso, i genitori della piccola Yara furono accusati di omertà perché particolarmente restii a comparire davanti alle telecamere; nell’assassinio di Sarah, al contrario, ancor prima delle indagini forensi il telespettatore medio aveva già condannato la zia della ragazzina, Cosima, e la cugina Sabrina, colpevoli proprio perché adoravano porsi sotto la luce dei riflettori.
Nel caso di Denise Pipitone, la scelta di alcune trasmissioni (che mai fino ad ora si erano occupate della sparizione della bimba) ha fatto storcere il naso a molti seguaci di questi talk. Nonostante molti anchormen ed anchorwomen nostrani millantavano a parole di non voler scavare nel torbido, in realtà alcuni di essi ricercavano lo scoop raschiando il fondo del barile. Colorazione dei capelli, “spulciate” sui social network, persino analisi fisionomiche degne del peggior procedural drama hanno catalizzato l’attenzione degli utenti suscitando, più che suspense, noia e disgusto.
L’oggetto dell’ “odio” di questi pseudo-esperti è stato, neanche a dirlo, quella Olesya sulla cui credibilità si discute tutt’ora e non sempre in termini lusinghieri.

Perdonaci, Piera

Da seconda vittima del sistema, la Rostova è diventata falsa, bugiarda, truffatrice, una persona losca e disposta a tutto pur di diventare famosa. La ventenne bionda tinta è ritenuta da molti utenti (e non solo italiani) la peggiore degli influencer. Strano: una società che idolatra le varie Ferragni, De Lellis et similia mette al bando proprio un’aspirante star del web, che certamente non brilla per purezza, ma che rappresenta il facile capro espiatorio sul quale addossare ogni responsabilità. La verità, invece, risiede in un certo genere di televisione – non solo russa: il tubo catodico tricolore pullula di show dal dubbio gusto etico e di conduttori talmente interessati allo share dall’essere disposti proprio a tutto pur di ottenerlo – corresponsabile del declino rovinoso con il quale questa brutta pagina di cronaca “televisiva” ancor prima che investigativa si è conclusa. Ciò che resta dopo questa folle dieci giorni alla caccia di un riscontro biologico che potesse donare la gioia a Piera Maggio e Piero Pulizzi è il dolore di questi due genitori, “violentati” da criminologi dell’ultima ora, aspiranti Oprah al maschile, e – ultimi solo in ordine cronologico – profili Instagram falsi nei quali diversi “leoni (codardi) da tastiera” si presentano come “la vera Denise Pipitone“. Ennesimo sfregio ad una madre coraggio, che non chiede altro se non di conoscere la verità, quella indiscutibile, sulla sorte della sua piccola bimba, scomparsa oramai 17 anni fa. Perdonaci, Piera: la tua famiglia merita molto più di questo orrendo circo mediatico.