In esclusiva ai nostri microfoni, il giovane preparatore atletico reggino Luca Princiotta
Abbiamo intervistato in esclusiva per “A Punta di Penna” il giovane preparatore atletico reggino Luca Princiotta, reduce dall’esperienza con la Cittanovese (Serie D) e attualmente impegnato nelle Academy di Ciccio Cozza e Ivan Castiglia, dove cura la coordinazione motoria dei giovani calciatori. Luca, oltre ad essere un bravo preparatore atletico, vanta diverse esperienze anche da allenatore avendo conseguito il patentino Uefa B, che gli ha consentito di poter allenare nelle giovanili della Reggina e in altre società. A soli 28 anni, Luca Princiotta ha già un bagaglio professionale non comune. Con passione e dedizione, prosegue nella sua voglia di conoscenza e di aggiornarsi, in modo da poter dare sempre il meglio ai suoi atleti.
Ciao Luca, quanto è importante tenersi aggiornati nel tuo campo per poter lavorare al meglio con gli atleti?
In questo campo devi tenerti sempre aggiornato, si evolve tutto in maniera continua. Il modo di allenarsi dieci anni fa è diverso da quello di oggi: non ci si allena più come si allenavano Zidane o Maradona, c’è un gioco diverso che si sviluppa in maniera altrettanto diversa; chiaramente parlo da un punto di vista atletico. Lo stesso discorso vale per Neymar, considerato oggi uno dei giocatori più forti al mondo; non sappiamo se 15 anni fa sarebbe stato il giocatore che è oggi. I ritmi sono mutati, gli avversari sono diversi, anche il calcio è ormai differente. E’ cambiata anche l’attrezzatura che si adopera per allenarsi, come le scarpe o i palloni, giusto per fare un esempio. Tutto questo condiziona la performance dell’atleta.
Nel corso degli anni è cambiata anche la struttura fisica degli atleti. Secondo te, è figlia di questo nuovo modo di allenarsi?
Oggi gli atleti sono fisicamente più strutturati, ma anche più soggetti ad infortuni, perché il calcio attuale è più veloce. E’ cambiata anche l’alimentazione rispetto a 30 o 40 anni fa: a quei tempi si mangiava più genuino, mentre ora si consumano alimenti più commerciali. Nel calcio di oggi vediamo in tutti i ruoli, anche dove non servirebbe, giocatori alti 192 cm e strutturati fisicamente. Un esempio su tutti è Zaniolo della Roma: forte tecnicamente e già con una struttura fisica imponente a soli 20 anni.
Tu lavori anche con le scuole calcio, ma vediamo che in alcune parti si perde di vista la formazione del bambino. Come si potrebbe migliorare la situazione?
Le scuole calcio devono essere chiare con le famiglie dei ragazzi, non c’è nulla di male nel dire che l’obiettivo è consentire al bambino di aggregarsi, insegnare il rispetto delle regole, oltre che imparare il gioco del calcio. Purtroppo alcune scuole calcio pur di monetizzare promettono mari e monti ai genitori, con il rischio poi di far abbandonare lo sport ai ragazzi. E’ importante dire la verità, perché quando si lavora con dei bambini bisogna essere in primis degli educatori, saperli ascoltare per il semplice fatto che ogni singolo bambino ha delle esigenze diverse dagli altri. Il bambino deve divertirsi, deve sentirsi coinvolto in quello che si fa: se si perde di vista questo obiettivo c’è il forte rischio di perderli e sarebbe una sconfitta per tutti.
Non pensi che nelle scuole italiane si faccia poco sport?
Assolutamente sì: a differenza di altri Paesi europei, che nelle loro scuole primarie fanno praticare tante ore di educazione motoria, qui in Italia purtroppo non avviene. In un’età delicata come quella dei bambini, c’è il rischio di demotivarli se non li abitui all’attività motoria, perciò serve gente qualificata e preparata per lavorare con i piccoli. Puoi avere anche grandi conoscenze professionali, ma se non hai la capacità di relazionarti con i bambini, è difficile fare un buon lavoro.
Tu anche quest’anno stai lavorando nelle Academy degli ex Reggina. Quanto è importante lavorare nella coordinazione motoria di un bambino di 6-7 anni?
Come dicevamo prima, sport a scuola se ne fa poco, inoltre veniamo da tre mesi in cui siamo rimasti chiusi in casa e a risentirne più di tutti sono stati proprio i bambini, specie a livello psicologico. Nelle nostre Academy, lavoriamo sulla coordinazione in base allo sport specifico che si pratica, in questo caso il calcio. Sicuramente c’è una parte di coordinazione generale per i più piccolini, mentre per i grandi, vale a dire tra i 12 e 14 anni, si lavora su come devono stare in partita, tipo in situazioni come l’uno contro uno.
Qual è la fascia d’età in cui è fondamentale sviluppare la coordinazione motoria, in modo che il bambino ne possa beneficiare nella crescita?
La fascia d’età che va da i 6 ai 12 anni è fondamentale per un ragazzino; se non si lavora bene avrà delle difficoltà in seguito. Più si è piccoli e più bisogna abituarli al movimento, ma è lampante che un bambino di 7 anni è più avanti di uno di 6, un anno fa la differenza. Bisogna abituare i bambini a muoversi sin da subito, anche perché a questa età apprendono velocemente.
Ti è mai capitato di trovarti di fronte ad atleti con delle ottime potenzialità, ma poco coordinati ?
Può succedere. Magari, per fattori genetici suoi, ha un’ottima struttura fisica, una grande potenza, ma poi è completamente goffo nei movimenti. Potenziale enorme ma sprecato, ed è un peccato. Non tutti devono fare i calciatori, ma è importante trasmettere al bambino la cultura dello sport. Un bambino che fa sport cresce in salute e vive meglio.