Ci risiamo. Non facciamo in tempo a celebrare giornate dedicate a quelle categorie che ancora oggi definiamo erroneamente “speciali”, che la rete ci regala, ahinoi, episodi di violenza cruda e vigliacca.
Veicolo di tale odioso comportamento è ancora una volta il social cinese TikTok, che non smette di far parlare di sé, anche se spesso in termini poco lusinghieri. E’ notizia di poche ore fa quella che vede protagonista la ventenne Thivya Nayagi, che si è tolta la vita impiccandosi a causa della diffusione, da parte di un collega, di un suo video privato proprio su TikTok. A nulla sono valsi gli appelli della giovane agli amministratori della piattaforma per far rimuovere il video; schiacciata dal peso della vergogna, Thivya ha deciso allora di farla finita.
Un gravissimo episodio, che va ad aggiungersi alla purtroppo già lunga lista di eventi deprecabili legati all’ascesa del social network cinese. Ultima, ma non per importanza, la diffusione in queste ore di una challenge che ha sconvolto una buona fetta di opinione pubblica e messo in subbuglio l’intero universo virtuale di TikTok. Alcuni utenti della piattaforma hanno pensato di lanciare l’#autismchallenge, che consiste nel postare brevi filmati su TikTok imitando i comportamenti tipici delle persone affette da autismo.
Nonostante lo sdegno non solo di amici e familiari di persone autistiche, ma anche di gente perbene letteralmente sconvolta dal lancio di una campagna così offensiva e caratterizzata da stereotipi ai limiti del grottesco, l’#autismchallenge ha sorprendentemente preso piede sulla piattaforma, sino a quando i gestori dell’app non hanno deciso di rimuovere – meglio tardi che mai! – tutti i video riportanti il vergognoso hashtag. Un’azione importante, ma che da sola non basta a mettere a tacere dolore ed inquietudine suscitate nelle persone affette da autismo dal lancio di una campagna di pessimo gusto.
“Ogni individuo, indipendentemente dalla neuro-diversità, dovrebbe essere trattato con dignità e rispetto – commenta così l’accaduto l’Autism Society of America, che chiede anche all’azienda di intraprendere – le azioni necessarie per porre fine a questa sfida offensiva e si scusi con le comunità disabili per questo vergognoso episodio“. La stessa comunità autistica di tutto il mondo non è rimasta a guardare, scegliendo di sfidare i bulli della rete sul loro stesso terreno: è nata così la challenge #actuallyautistic, brevi filmati nei quali le persone affette da autismo denunciano l’atteggiamento gratuitamente denigratorio ed ignorante di questi “leoni da tastiera”.
Resta, tuttavia, una pesante ombra sulla politica di condotta della stessa app: quella TikTok che già nello scorso dicembre fece parlare di sé per la discutibile scelta di limitare la visibilità dei profili di utenti affetti da disabilità, “peculiarità” fisiche, o appartenenti alla comunità LGBT. Gli amministratori della piattaforma allora si giustificarono spiegando come tali “paletti” rappresentassero una sorta di tutela nei confronti delle categorie più deboli; una scusa, questa, rispedita al mittente proprio dai diretti interessati.