Non tutti i reggini conoscono la chiesetta dedicata a San Francesco Saverio, ubicata da sempre lungo la Statale 18 ad Archi (addirittura secoli prima che quest’ultima venisse costruita), nei pressi del cosiddetto “Serpentone”.
Si tratta di un’antica cappella sorta nel 1635 (390 anni fa) e diverse volte rimaneggiata a causa dei ripetuti danni subiti dai diversi terremoti abbattutisi sul territorio reggino negli ultimi secoli.
La tradizione vuole che essa sia stata fatta edificare da alcuni marinai scampati ad una paurosa tempesta che li aveva colti mentre navigavano con il loro bastimento nelle acque dello Stretto di Messina; si racconta che il capitano e l’equipaggio si rivolsero a San Francesco Saverio, del quale portavano una statua nella nave, invocando aiuto e facendo voto di costruirgli una chiesa ovunque fossero sbarcati. Il mare divenne immediatamente calmo e i marinai, una volta toccata terra, mantennero la loro promessa: comprarono il suolo per l’edificio sacro ed alcuni terreni adiacenti per il suo mantenimento, lasciandovi anche la statua del Santo. La devozione per l’Apostolo delle Indie si diffuse rapidamente, al punto che la stessa contrada prese il nome di San Francesco Saverio: a lui ci si rivolgeva per ogni necessità, spirituale o materiale, e quando qualcuno era ammalato, veniva tolto il bastone alla statua e portato in casa sua per la guarigione.
All’interno, le pareti della chiesa sono arricchite dai quadri rappresentanti le stazioni della Via Crucis e immagini di Santi cari alla comunità locale; l’altare in marmo è sovrastato da un grande crocefisso in legno di stile giottesco, mentre nel semplice campanile due campane di datazione incerta da sempre richiamano i fedeli alla santa messa con i loro rintocchi.
All’esterno, è stata recentemente ricollocata, grazie al nostro parroco don Antonio Ielo, l’antica fontanella adiacente al vecchio abbeveratoio di antica memoria della zona (il tutto grazie anche all’aiuto di volontari).
Ritornando al culto di San Francesco Saverio, c’è da dire che fu per un certo periodo anche patrono della città di Reggio: lo storico reggino Spanò – Bolani, nella Cronachetta di notizie varie relative alla Storia di Reggio, in appendice alla sua più vasta Storia di Reggio Calabria, cita un tremendo terremoto che il 27 marzo 1638, sabato delle Palme, distrusse parte della Calabria; riprendendo quanto scritto dal gesuita Giulio Cesare Recupito nel Nuncius terraemotus Calabriae, sostiene che Reggio non subì alcun danno e “fu girata in processione la statua di San Francesco Saverio, nuovo Patrono della città”. Probabilmente, la statua è quella conservata ancora oggi nella chiesetta.
S. NETTUNO
A. MAMMI’