FOTO – Valentina Giannettoni

Sesta edizione, piena (finalmente) di caldo e un sole primaverile che sembra avviarsi già verso l’estate dopo i singhiozzi autunnali di aprile scorso, per il premio sportivo internazionale Oreste Granillo nello splendido scenario del resort “Altafiumara” comodamente affacciato, anzi fluttuante, sullo Stretto di Messina. Anche quest’anno, i cinque premiati hanno ricevuto il riconoscimento per il lavoro svolto nel mondo dello sport “per puro amore e dedizione, senza altri interessi o secondi fini” come ripetuto più volte nel corso dell’evento.
Ma oggi gli occhi del pubblico sono stati calamitati dall’ospite d’onore fregiato del premio speciale, Gianluigi Buffon: ex portiere della Juventus e in Nazionale, attualmente capo delegazione degli Azzurri, Buffon ha risposto a tutte le domande postegli dall’ideatore della kermesse (assieme alla figlia del defunto patron della Reggina, Maria Stella) Maurizio Insardà, dalla moderatrice Marica Giannini, giornalista Mediaset, e dal decano del giornalismo Italo Cucci.
“Proprio qui a Reggio ho molti ricordi di diverse sfide ed altrettanti entusiasmi – ha esordito – L’esperienza odierna in Nazionale la vivo come una grande opportunità regalatami, essendo un incarico già coperto in passato da calciatori del calibro di Gianluca Vialli e Gigi Riva, e il passaggio di testimone è stato per me una transizione naturale; d’altronde, non potevo certo dire di no agli Azzurri dopo averci militato per ben 24 anni!”
“Noi ‘vecchi’ Azzurri abbiamo condotto la Nazionale a livelli stratosferici: abbiamo avuto una storia importantissima, ma nell’intimo mi sentivo continuamente insoddisfatto perché chiedevo sempre di più a me stesso, e tutt’oggi penso di non aver dato il massimo (possedendo per paradosso il cinismo del vincente), sentendomi in campo più un artista che doveva fare il meglio per i tifosi e la squadra – ha poi proseguito – A volte devi essere autocritico con te stesso; mi sono praticamente psicanalizzato per giungere alla lucidità di pensare che, superati i 40 anni, se non avessi potuto fare tutto, sarei però riuscito a dare ancora il 100 per cento in almeno altre 10 partite importanti”.
“Il ruolo del portiere è masochista per diverse ragioni, però serve ad esprimere la maggior quantità di coraggio, personalità ed autorevolezza in gara; io sono uno che, anche nelle vittorie, non pensa neanche alle foto di rito, mi basta condividere la vittoria con i miei compagni e i tifosi, mentre le responsabilità sono talmente grandi che, se non hai un carattere forte, non vai da nessuna parte, come portiere. Ci sono state partite in cui stavo male psicologicamente, ma proprio con questo animo ho avuto sempre la spinta per darmi da fare”. Alla domanda su cosa pensi del periodo buio attualmente attraversato dalla squadra amaranto, Buffon ha così risposto: “Mi dispiace molto che il nome della Reggina sia scomparso dall’universo del grande calcio…” lasciando però intendere che anche lui crede in un ritorno prossimo venturo della squadra dello Stretto.
Infine, Gianluigi ha rivelato: “Sto seguendo un master alla Bocconi in Business Administration che mi sta arricchendo per il mio nuovo ruolo di mister manageriale; da quando ho smesso di giocare ho più tempo per dedicarmi di più a studio e hobby, perché se muovo il cervello sono felice e non lo faccio mai stagnare“.
“Se c’è qualcuno da ringraziare per ciò che sono oggi? – ha poi aggiunto concludendo – Di certo non posso non dire grazie alla mia famiglia: una famiglia sportiva a tutto tondo, siamo un clan col DNA di matrice sportiva, mentre ai miei figli ho trasmesso la responsabilità ed il senso del dovere, qualunque strada essi scelgano di seguire”.

I premiati

Nino Mallamaci, presidente di Futura Calcio a 5
Peppe Ursino, ex direttore sportivo del Crotone
Pasquale Favasuli, medico sociale della Reggina
Pino Capua, presidente della commissione antidoping della Figc ed ex medico sociale della Lazio