Era la cineasta che tutto il mondo ci invidiava, la donna dei record in un ambito lavorativo che premia il gentil sesso meno di quanto si possa immaginare. Si è spenta in silenzio all’età di 93 anni Lina Wertmüller, regista, scrittrice, sceneggiatrice, persino doppiatrice: una vita dedicata alla Settima Arte, un carattere volitivo sul set come nella vita.
Leader naturale
Nata il 14 agosto 1928 a Roma con il nome completo di Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, la Wertmüller si avvicina al mondo dello spettacolo all’età di 17 anni, quando si iscrive presso l’accademia teatrale diretta dal regista teatrale russo Pietro Sharoff. Decisiva per la sua carriera cinematografica l’amicizia con Flora Carabella, sua compagna di classe in gioventù divenuta poi moglie di Marcello Mastroianni. L’esordio ufficiale dietro alla macchina da presa per Lina avviene nel 1963 con “I basilischi“, film drammatico ambientato in una piccola realtà di provincia.
Il successo planetario per l’artista capitolina arriva però nel 1975, con la realizzazione di “Pasqualino Settebellezze“, ritenuto un capolavoro in Italia ed oltre i confini del Belpaese, tanto da essere candidato ai Premi Oscar due anni dopo in ben quattro categorie: Migliore Regia, Miglior Film Straniero, Migliore Sceneggiatura e Miglior Attore Protagonista a Giancarlo Giannini, che in quegli anni aveva avviato con successo un sodalizio lavorativo con la Wertmüller.
Gli Oscar del 1977 sono inoltre ricordati a causa di un record straordinario per l’epoca: Lina Wertmüller fu infatti la prima donna regista ad essere fregiata di una candidatura così importante. Mica male per una donna dal carattere deciso e da una naturale propensione alla leadership, come ella stessa amava affermare: “Sul set ho sempre comandato io“.
Un tributo da Oscar
Lina Wertmüller riuscirà alla fine a portare a casa l’ambita statuetta nel 2020, con la consegna dell’Oscar Onorario da parte dell’Academy, tributo ad una carriera sancita da notevoli successi non solo di botteghino, ma anche televisivi. Tra le opere realizzate per il cinema ricordiamo “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (quello del famosissimo insulto “bottana industriale“, “omaggiato” da un dimenticabilissimo remake nel 2002, con Madonna nel ruolo che fu della Melato!), “Mimì metallurgico ferito nell’onore“, “Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica“, “Ferdinando e Carolina” e lo struggente “Io speriamo che me la cavo” con l’indimenticabile Fantozzi (Paolo Villaggio) alle prese con un ruolo drammatico: un’interpretazione che scalda il cuore. Sempre al passo con i tempi, Lina Wertmüller approcciò con successo anche la regia televisiva, realizzando piccoli gioielli come la serie TV “Il giornalino di Gian Burrasca” e, in tempi più recenti, i film per il piccolo schermo “Francesca e Nunziata” e “Mannaggia alla miseria“. Immediato è stato il cordoglio di amici, addetti ai lavori e parenti, come il nipote Massimo Wertmüller, anch’egli volto noto del mondo dello spettacolo. “Io oggi piango l’ultima rappresentante della mia famiglia“, ha commentato commosso l’attore.
“La prima donna regista candidata all’Oscar, un patrimonio immenso per l’Italia e per le nostre vite di appassionati di cinema e cultura. Ciao Lina.“, ha twittato l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte; “Bellissimo aver lavorato con te. Grazie Lina“, il commento sentito dell’attrice Veronica Pivetti.
Ezio Greggio tributa invece alla cineasta romana un ricordo commosso e struggente. “Addio Lina. La tua presenza al Monte Carlo Film Festival fu per noi un onore ed una gioia. Non dimenticherò mai la tua ironia, il tuo affetto e la tua disponibilità. Te ne vai, ma ci restano i tuoi film immortali. Lina: una grande regista e una grande donna“. Anche il neosindaco di Roma Roberto Gualtieri ha omaggiato pubblicamente la sua concittadina che ha reso l’Italia grande nel mondo: “Con Lina Wertmüller se ne va una leggenda del cinema italiano, una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia. Roma le darà l’ultimo saluto allestendo la camera ardente in Campidoglio“.