Le tradizioni vanno rispettate e la Reggina, che è una squadra di tradizione, non può non adeguarsi. Non si può spiegare altrimenti quello che è accaduto a Benevento dove, nelle precedenti venti occasioni, la compagine amaranto non era mai riuscita a vincere. Neppure stavolta e, per non correre rischi, non è neppure scesa in campo. O meglio, c’erano delle macchie bianche, immobili a punteggiare il verde del terreno di gioco, ma non davano l’impressione di essere dei calciatori, men che meno di una squadra che – miracolosamente – era quarta in classifica.
I primi cinque minuti dopo il fischio d’inizio sono stati emblematici: gli amaranto non sono stati in grado di oltrepassare la linea di centrocampo. Superata per una volta, altri cinque minuti di assedio, con gli uomini di Aglietti incapaci persino di allontanare il pallone dall’area, finché non è arrivata la rete del vantaggio beneventano. La reazione (reazione?!) è limitata a due tentativi di cross prima di riprendere il refrain iniziale, con il gol del raddoppio quasi in contropiede (si fa per dire) dopo una palla persa a centrocampo. La compagine guidata dal reggino Fabio Caserta, reduce da tre sconfitte consecutive, sul quale non aleggiava fino all’ora di pranzo un’aura tranquillizzante, ha continuato ad imperversare senza alcuna opposizione fino all’intervallo. La Reggina è stata tutta in una rovesciata di Ricci intorno alla mezz’ora.
La sferzata, secondo Aglietti, avrebbe dovuto arrivare con l’inserimento di Denis e Cortinovis al rientro dagli spogliatoi, provando (ma non si capiva come) a segnare un gol che avesse potuto in qualche modo riaprire la gara. E, in effetti, la squadra ha cominciato ad avvicinarsi all’area di rigore giallorossa, ma sempre in maniera innocua, finché non è arrivato il terzo sigillo, anticipato da un tiro calciato contro la traversa di Turati, che ancora sta vibrando. Non era ancora trascorsa un’ora, e per fortuna che nei restanti trenta minuti gli indemoniati (tali sono apparsi) padroni di casa siano riusciti a farne soltanto un altro ancora. In realtà, si è rischiato che venisse vendicato il 10-0 inflitto ai beneventani oltre settanta anni fa.
L’unica consolazione è stata rappresentata dal centinaio di tifosi amaranto che hanno tifato e cantato imperterriti come solo loro sanno fare, impermeabili rispetto a quanto accadeva sul campo sino alla fine, conquistando il rispetto e la considerazione pure dei presenti di fede giallorossa. E’ dunque il minimo che poi alla fine abbiano chiesto conto ai giocatori della loro prestazione, accusandoli di scarso impegno. Magari fosse solo un problema di impegno…
BENEVENTO-REGGINA 4-0
Marcatori: 11’pt Viviani, 24′ Lapadula, 13’st Ionita, 24′ Tello.
Benevento: Paleari 6.5; Elia 6 (Brignola 6), Vogliacco 6, Barba 6, Letizia 7; Ionita 7 (Tello 6.5), Viviani 7, Acampora 7 (Talia); Insigne 6 (Moncini), Lapadula 7 (Di Serio), Improta 6.5. All.: Caserta 8
Reggina: Turati; Adjapong (Lakicevic), Cionek, Stavropoulos, Di Chiara; Ricci (Cortinovis), Bianchi (Hetemaj), Crisetig, Bellomo; Montalto (Rivas), Galabinov (Denis). All.: Aglietti.
Arb.: Fourneau (Palermo-Perrotti_Di Graci /var Marini-Marchi) 6
Le pagelle
Turati 6: povero cristo, bersagliato da tutte le parti, ma del tutto incolpevole
Adjapong sv: dopo undici mesi (se si esclude la ventina di minuti in campo Italia), finalmente ha rivisto il campo
Lakicevic sv: mezz’ora…in campo?
Cionek sv: sino al primo gol è sembrato un infiltrato del Benevento
Stavropoulos sv: con tutti quegli spazi, è stato facile per i giallorossi divertirsi a prenderlo in velocità
Di Chiara sv: ex regolarmente fischiato quando entrava in contatto con la palla, ma non si è fatto rimpiangere
Ricci sv: non sapendo più dove metterlo, ad un certo punto Aglietti l’ha sistemato centrale dietro le punte. Si potrebbe riprovare (se proprio è rimasto un altro filino di pazienza). Suo l’unico pseudo tentativo amaranto nel primo tempo
Cortinovis sv: almeno si muoveva, e null’altro
Bianchi sv: il più arrabbiato (con l’arbitro) quando è arrivato il secondo gol
Hetemaj 6.5: in mezzora, evidentemente stimolato dai suoi ex tifosi, ha fatto l’interditore, il rifinitore e il finalizzatore: suo l’unico tiro in porta
Crisetig sv: lanci ripetuti in profondità verso sinistra, che pure un orbo avrebbe capito
Bellomo sv: magari avrà subito un falletto quando ha perso la palla da cui è originato il raddoppio, magari avrebbe potuto proteggerla da par suo…
Montalto sv: forse è riuscito a calciare una volta, una sola!
Rivas sv: venti minuti, come tutti gli altri compagni: di nulla
Galabinov sv: non ha calciato neppure una volta
Denis sv: se si aspetta che sia il suo ingresso a dare una mossa ai compagni, cosa ci si può aspettare davvero dai suoi compagni?
Aglietti sv: un leone in gabbia, ha consumato l’erba davanti alla panchina finché, all’ora di gioco, davanti all’ennesimo appoggio sbagliato dei suoi, si è seduto per disperazione sulla panchina. D’accordo che non è lui ad andare in campo, ma è lui a metterli in campo. Probabilmente, ormai gli altri hanno capito come finora fosse andata bene, pure troppo: ed allora è il caso che cambi qualcosa, e più di qualcosa, ma alla svelta.