Spiegare ai più piccoli tematiche delicate, difficili e apparentemente “tabù” come la mafia, la morte, la dipendenza utilizzando uno strumento oggi forse “antico”, ma che non va mai in pensione: la fiaba. Questa la “missione” di Raffaella Pascuzzi, catanzarese di nascita e attualmente residente a Colosimi, ridente località in provincia di Cosenza, ma con parte del suo cuore legata alla comunità di Decollatura, in provincia di Catanzaro. Classe 1973, docente e soprattutto mamma di una splendida bambina, Raffaella coltiva da tempo e con successo la passione per la scrittura, veicolo per spiegare non solo alla sua creatura ma anche ai più piccoli argomenti non semplici, appartenenti alla vita di ognuno di noi. Una calabrese doc, che recentemente ha preso parte ad un importante concorso che l’ha vista trionfare con la sua ultima fatica edita, dal titolo “Polvere di stelle”, nella quale l’autrice spiega con delicatezza e semplicità che cos’è la mafia. Conosciamo meglio Raffaella Pascuzzi e il suo lavoro:
- Raffaella, innanzitutto grazie per aver accettato di parlare allo staff di “A Punta di Penna” di te e delle tue opere. Partiamo con la classica domanda di rito: come nasce la tua passione per la scrittura? Quali i tuoi riferimenti letterari? La fiaba, e la favola in generale, hanno un linguaggio espressivo utile a far crescere i bambini, a potenziarne la capacità di parlare dei propri vissuti interiori, nonché a educare e rappresentare il mondo. Attraverso la narrazione affiorano emozioni intense, vissuti antichi molto coinvolgenti, consapevolezze nuove, riflessioni sul proprio modo di essere e lo stile relazionale. “Il meraviglioso bosco della saggezza – Racconti magici per educare” nasce da un’esigenza concreta e personale; da mamma, mi sono trovata a dover dare delle risposte a mia figlia, una bambina curiosa e sensibile, che mi sottopone domande essenziali per il suo sviluppo socio-cognitivo, proprio dell’età evolutiva. La mia passione, però, ha origini più antiche!!! Sulle ginocchia dei nostri nonni, tutti abbiamo fantasticato su protagonisti di tempi indefiniti, ma anche su vicende che raccontavano le appassionanti storie di luoghi che ancora ci appartengono, che potremmo chiamare i luoghi del cuore. Siamo tutti protagonisti della nostra vicenda personale, ma anche protagonisti di una cultura in evoluzione, pregna di un antico sapere. Siamo figli del nostro tempo, ma custodi di un mondo e di una cultura antica. La mia passione nasce grazie ai racconti dei miei nonni. I racconti, tramandati di generazione in generazione, rappresentano un’identità sopita, ma non cancellata dal tempo; un tempo in cui i valori di riferimento si costruivano su un substrato e una cultura contadina, sulle vicende di famiglie costrette a vivere nella ristrettezza economica e con il miraggio di una vita migliore. Il nostro territorio, fino a qualche anno fa, con una forte vocazione agricolo-pastorale, ha una ricchezza di racconti fervida e interessante che narra anche di vicende che appartengono ai popoli che hanno dominato il Sud Italia. I racconti che animavano il mio cuore, rivelavano scenari appartenuti al mondo antico e vicende straordinarie di uomini e di donne! All’epoca ero inconsapevole circa il valore di quelle favole, oggi so che riportano alla letteratura, partendo dalla dominazione araba. Ci sono molti parallelismi e similitudini tra i personaggi delle “Mille e una notte” e i protagonisti delle vicende ambientate sul Monte Reventino: quelle storie le ascoltavo con occhi sgranati e la gioia di chi sa ancora sognare! Nella mia infanzia credo di aver capito il mio interesse per le letterature popolari e la forza della favola come mezzo per stimolare la curiosità e l’interesse nei ragazzi! Nelle favole che racconto, oltre ad una prospettiva autobiografica o legata alla mia sfera personale, c’è gran parte del mio percorso di studi. La passione per gli eroi antichi, per la mitologia greca e latina, le vicende degli eroi e delle eroine elleniche, le maestose produzioni letterarie e artistiche italiane che raccontano storie e vicende di un magnifico e riconosciuto patrimonio culturale italiano mi hanno permesso di trovare una via comunicativa che intende parlare al cuore, che mira ad offrire valori e stimolare il senso civico nei cittadini del futuro. Quei cittadini del futuro, ormai definiti popolo digitale, hanno ancora bisogno di credere nella magia e di sognare; hanno bisogno, come me da bambina, di credere che esista la fatina buona o piccole creature innocue che vivono in mondi paralleli al nostro. La fantasia e la creatività viaggiano di pari passo e, ancora oggi, ho bisogno di credere che esista una sfera magica per continuare a sognare! Il filo conduttore scelto è un’atmosfera magica come la tradizione favolistico-fiabesca degli antichi Germani che caratterizzano l’aspetto spirituale e magico-religioso del Nord Europa. I protagonisti sono collocati nel bosco e rappresentano emozioni intense, vissuti antichi e recenti, molto coinvolgenti: le meditazioni sul proprio modo di essere e sul proprio stile relazionale sono l’elemento chiave per indurre alla riflessione. Il racconto, favola o fiaba che sia, può far crescere i bambini, ma anche gli adulti che si avvicinano ad esso. Italo Calvino, Perrault e i fratelli Grimm, Carlo Collodi ci hanno narrato luoghi straordinari, oggetti magici che fanno realizzare i desideri, personaggi con caratteristiche specifiche e con un chiaro valore educativo. Abbiamo letto della perdita delle ricchezze magicamente guadagnate, di una bambina spaventata davanti al lupo cattivo, dell’incantesimo della fata madrina che salva Cenerentola, del principe ranocchio che dimostra la bellezza interiore. Ogni storia ci insegna qualcosa e, attraverso un linguaggio adatto che trasmette delle morali molto profonde, si apprezza una scrittura superlativa. Su questi presupposti, ho tentato di produrre un lavoro utile: i bambini apprendono, attraverso la fiaba e la favola o anche la “fiabola”, contaminando i due generi, la bellezza e la bruttezza del mondo, imparano i valori di giustizia e coraggio, identificano e distinguono il bene e il male. In questa raccolta c’è la volontà di parlare di temi difficili da affrontare: la morte, il disagio, il bullismo, il pregiudizio, la violenza, il razzismo. In ogni racconto si parla di scenari fantastici, dove è possibile trovare traccia e spunti di letteratura italiana, latina e greca; si tenta di svelare, come nella Commedia dell’Arte, la differenza tra bene e male. Ogni personaggio rappresenta un sentimento, un’emozione e un vissuto; ci sono spunti per stimolare la curiosità di conoscere e apprendere, ma anche momenti di riflessione. Il bambino apprende e trasferisce in tutti i contesti ciò che ha imparato. La magia e l’intervento delle creature fatate e mitologiche sono la variabile positiva che interviene per modificare gli eventi e supportare nelle difficoltà; i bambini hanno bisogno di credere nella magia e di identificarsi nei personaggi, con atteggiamento empatico e costruttivo.
- Le tue fiabe affrontano argomenti molto “spinosi”, specialmente considerando la tua platea di riferimento, ovvero i bambini. Una scelta a dir poco coraggiosa: ha ripagato? E’ mai successo di ottenere, invece, riscontri contrastanti? Da docente di scuola Primaria, mi trovo spesso ad usare la favola anche per mediare contenuti ostici. La mia ventennale esperienza nella scuola mi ha offerto molti spunti di riflessione e talvolta mi sono messa in discussione, al fine di migliorare in termini di professionalità e umanità. Per indole, non ho mai vissuto i riscontri negativi e le critiche come momento di sconfitta, ma come input per fare meglio e “raddrizzare il tiro” di fronte alle difficoltà. In tutta onestà, ho sempre creduto che ci sia un momento della vita in cui necessita saper riflettere sugli errori, trarre beneficio dalle situazioni e ripartire dai fallimenti.
- Le tue opere sono disponibili online e gratis: qual è il libro al quale sei più affezionata e perché? Fatta eccezione per la favola che ha vinto il concorso nazionale, “Polvere di stelle”, molte delle mie produzioni sono pubblicate su giornali online gratuitamente. La mia prima pubblicazione su Reventino.it (testata che ospita le opere di Raffaella Pascuzzi, n.d.R.) è stata “Il virus del male”, scritta nel momento in cui un’emergenza epidemiologica ha devastato l’umanità e cambiato le abitudini a livello mondiale. Molti bambini e anche adulti erano disorientati: da mamma ho cercato di raccontare a mia figlia quanto stava accadendo, ma evitando di sovraccaricare di ansie un’anima ancora inesperta e spaventata. Dire che una favola sia la mia preferita sarebbe come dire di aver partorito tante volte, ma di amare solo uno dei tuoi bambini! Tutte raccontano qualcosa di me, tutte parlano di un pezzo della mia vita o di vicende di persone che ho nel cuore. Qualche tempo fa, collaborando con una testata giornalistica, scrissi: “Le fiabe dei nostri nonni non rappresentano solo avventure piacevoli ed affascinanti. Ci raccontano di tempi lontani e di persone delle quali si è persa la memoria, ci rimandano ad avventure e personaggi collocati in un tempo indeterminato, richiamano antichi valori e luoghi definiti. Esse raccontano gli antichi segreti e i patrimoni misteriosi della nostra cultura. I racconti non hanno soltanto lo scopo di far addormentare, sognare o fantasticare i bambini, che li ascoltano con occhi sgranati, ma le loro origini e i loro significati sono molto più antichi di quanto si possa immaginare. In tutte le favole c’è il mio passato di fanciulla che ascoltava i racconti della tradizione decollaturese, ma anche il desiderio di una mamma di aiutare la sua bambina a comprendere il mondo, senza averne paura. Questa raccolta è il frutto delle sue domande, ed è anche il mio modo per ringraziarla; a lei riconosco il ruolo più importante, a lei devo questa produzione, perché ha stimolato la mia voglia di riprendere a fare ciò che ho sempre amato: la scrittura! Ho un luogo segreto che riporta alla mia fanciullezza evoca luoghi fantastici ed ha una chiave educativa su temi difficili da affrontare. Quel luogo l’ho trasferito in una raccolta di favole dove si intrecciano fantasia, mitologia e leggenda. Quel luogo riesce a parlare di morte senza paura, di pregiudizi e insegnamenti. C’è la bambina che custodisco dentro, ma anche la volontà di una mamma di parlare di argomenti incomprensibili ai bambini. È rivolto a tutti, la magia di ciò che ogni animo segretamente custodisce. Credo possa essere un percorso utile perché è genuino, perché è quanto prodotto per rispondere alle domande di mia figlia, la mia musa ispiratrice. In queste favole c’è il mio mondo, ma anche quello di ogni bambino. C’è mia figlia, esistenza e parte fondamentale della mia vita. In questa raccolta c’è il mio cuore.
- Curi ogni aspetto della realizzazione delle tue opere, compresi i disegni: non hai mai pensato di accantonare l’insegnamento e dedicarti completamente alla professione di scrittrice? Nella precedente domanda ho risposto facendo riferimento anche all’arte. Ho sempre amato guardare un quadro e leggere ciò che raccontava e, sin da bambina, ho tentato di comunicare anche attraverso il disegno. Le immagini correlate alle mie favole sono una mia produzione: esse raccontano quanto c’è nella storia, ma anche altro. Le scelte cromatiche e le linee, oltre allo scenario, parlano e rimandano a nuove prospettive; l’osservatore, dotato di una sua coscienza e di un’anima, può scorgere e guardare con altri occhi. Relativamente alla possibilità di fare la scrittrice a tempo pieno, dovrei fare un lungo e noioso discorso su quella che è stata la mia vita! In realtà, mi piacerebbe poter produrre e diventare una scrittrice a tempo pieno, è il mio sogno nel cassetto! Infatti, sogno ancora come quella bimba seduta sulle ginocchia dei nonni, ma amo il mio lavoro e mi arricchisco ogni giorno attraverso i bambini, spontanei e veri. Non potrei pensare di fare la scrittrice senza i miei alunni!
- Quanto e come il tuo lavoro di insegnante e le tue esperienze professionali al di fuori della nostra regione hanno influito sul tuo lavoro di scrittrice? Nel 2001, dopo aver superato il concorso pubblico per l’insegnamento, ho ottenuto subito la sede scolastica a Milano, dove mi sono trasferita e dove ho vissuto per quasi tredici anni. L’esperienza milanese è stata fondamentale, non solo per la crescita professionale ma anche per la mia maturazione individuale; infatti la lontananza mi hanno fatto avvertire più forte il legame e l’appartenenza ai luoghi che mi hanno vista nascere e crescere. Mia figlia e i miei alunni mi offrono continui spunti di riflessione e mi sottopongono domande che obbligano e richiedono risposte non sempre facili da offrire; da ciò l’idea di trovare un modo diverso “di versare nei loro bicchieri la pozione dell’esperienza secondo le loro differenti e uniche capacità”.
- Parliamo del tuo ultimo lavoro, “Polvere di stelle”: come nasce l’idea di spiegare ai bimbi cos’è la mafia? Quando hai deciso che la tua fiaba avrebbe preso parte ad un concorso? Ho vissuto in una famiglia che ha sempre creduto nella trasparenza e nel senso civico, con due genitori che mi hanno insegnato e testimoniato i valori di giustizia e legalità. Ero poco più di un’adolescente quando imparai cos’è la mafia; non scorderò mai i volti dei due magistrati che, a pochi mesi di distanza, furono condannati a morte insieme alla scorta. Fu un attacco allo Stato, alla giustizia, alla legalità. Non fu concesso a nessuno di ritornare a casa, nessuno di loro riuscì a riabbracciare i suoi cari. Quelle vicende, per alcuni anni, mi portarono a pensare di voler fare la carriera da magistrato, sacrificando tutta la mia vita per sconfiggere ogni potere occulto. Con gli anni mi resi conto che le mie attitudini e inclinazioni erano diverse, sebbene il senso di giustizia e legalità non ha mai smesso di essere un valore predominante in tutti gli aspetti della mia vita. Imparai che certi poteri possono essere combattuti anche con la penna e con l’esempio; tutti i giorni cerco di pormi come messaggera e testimone di questi valori per i miei alunni e per mia figlia. “Polvere di stelle” è ciò che posso fare oggi, è il mio piccolo contributo per difendere i valori di giustizia e legalità tanto cari ai miei genitori. Volevo fare in modo che quel desiderio adolescenziale di contribuire a rendere il mondo un posto migliore potesse giungere a più persone possibili. Per puro caso ho letto del concorso e, fra le tante proposte, era quella che offriva trasparenza e garantiva serietà. Dopo aver letto il bando, mi è sembrato opportuno partecipare, ma non mi sarei mai aspettata la vittoria su campo nazionale considerando la sostanziosa partecipazione di scrittori emergenti o già conosciuti in campo editoriale. Ho pianto, ho capito che qualcuno aveva guardato con gli occhi del cuore e, finalmente, mi confermava di essere sulla strada giusta!
- L’ultima domanda riguarda il futuro: puoi regalarci qualche anticipazione sulla tua prossima fiaba? In realtà, ne ho ancora molte da pubblicare, ma posso dirvi che la mia scelta sarà sempre una: parlare ai bambini, raccontando temi difficili e dolorosi, ma in modo da non devastare il loro piccolo, ma immenso mondo interiore. Attualmente ho in mente molti temi, ma quello che mi piacerebbe poter scrivere è la storia di bambini con genitori separati. Non è facile per i piccoli sostenere un dolore tanto grande, spero di trovare le parole e l’ispirazione per affrontare con delicatezza l’argomento! Talvolta i bambini hanno bisogno di adulti che traducano i loro bisogni in parole, palesando emozioni e sentimenti che non riescono ad esprimere. La favola ha anche il poter di dar voce ai piccoli lettori, facendoli sentire al sicuro quando comprendono di non essere soli e che altri vivono il loro stesso dolore.