“Studenti, lavoratori e professionisti costretti negli ultimi decenni a lasciare il Sud per spostarsi in ogni parte del mondo, in cerca di futuro, di certezze. O forse, di un orizzonte. E a pagarne maggiormente le spese è stata la Calabria e il suo profondo sud, la Città Metropolitana di Reggio Calabria”.
Pertanto faccio mio l’appello del Segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, con il quale, durante un importante convegno a cui ha partecipato anche il Ministro del Lavoro Orlando, promosso dalla Cisl Calabria, ha affermato che fermare l’esodo di migliaia di giovani e lavoratori dal sud deve essere uno degli obiettivi dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un intervento, quello di Sbarra, che ha risposto alla centralità di questioni che la relazione introduttiva del Segretario Generale regionale Tonino Russo ha posto, con specifici quesiti e richieste di impegno per il Governo e per il Ministro del Lavoro.
Perché è indifferibile costruire un patto sociale con il Governo, con le istituzioni ai vari livelli e le realtà imprenditoriali, condividendo idee e progetti di sviluppo e per creare quelle ricadute occupazionali che arresterebbero l’emorragia. La fuga dei giovani è una ferita aperta! Ha ragione Sbarra.
Le grandi battaglie della Cisl sui temi della crescita, del lavoro, dell’istruzione, della legalità, dell’industria, solo per fare alcuni esempi, oggi più che mai devono trovare terreno fertile da parte del Governo. Un’occasione storica come quella del Recovery non tornerà facilmente. Il contesto storico, dopo una pandemia maledetta che sembra affievolirsi, favorirà un impatto dinamico su sviluppo e nuovi investimenti. Ma dei miliardi, che arriveranno anche in Metrocity di Reggio Calabria, è indispensabile una camera di impermeabilizzazione per fronteggiare infiltrazioni della criminalità e soprattutto per ottimizzare i tempi che servono per realizzazione dei progetti previsti. Questo sarebbe un meccanismo virtuoso in grado di generare lavoro. Perché di questo ha bisogno la nostra terra. Il vero nemico del sottosviluppo, della cultura subalterna alla criminalità è il lavoro. Unico strumento per fare sistema con le forze positive della comunità civile, e soprattutto unica soluzione per affrancare le persone da uno stato atavico di bisogno. Infine, penso che lenire le disparità sociali e territoriali, attraverso le grandi opere e le infrastrutture materiali strategiche e quelle digitali – indispensabili nell’era post covid – saranno il viatico perfetto per frenare l’inesorabile esodo dei giovani del Sud”.