Da domani partirà il via alle prenotazioni per i vaccini anti-Covid aperte a tutte le fasce d’età. Nell’attesa, abbiamo posto qualche domanda sull’attuale situazione vaccinale a Reggio Calabria alla dott.ssa Vincenza Amato, responsabile del Centro Vaccinale di Palazzo Campanella.
Come stanno procedendo le vaccinazioni?
Non ci possiamo lamentare: la maggior parte dei cittadini ha prenotato e sta venendo tranquillamente a farsi vaccinare, facendo la fila e aspettando il proprio turno senza problemi. Abbiamo anche ricevuto diverse attestazioni di gratitudine ed apprezzamento che ci hanno davvero fatto piacere, poiché siamo qui per garantire salute e sicurezza per tutti.
Come sta rispondendo Reggio alla campagna vaccinale?
Bene, anzi, oserei dire benissimo: i nostri concittadini hanno risposto positivamente alla campagna ed aggiungo che molte persone, almeno qui a Reggio, preferiscono il vaccino di Johnson & Johnson (monodose), soprattutto i quarantenni, mentre, come già riscontrato in molte parti d’Italia e del mondo, è molto malvisto l’Astrazeneca ed è davvero difficile a volte farlo accettare alla gente, anche se voglio ribadire che sia assolutamente sicuro.
Quanto dura, in media, la risposta immunitaria del vaccino?
Secondo i più recenti dati scientifici, dura in media sette-nove mesi; si ipotizza che, andando a scemare l’aggressività del virus, il vaccino anti-Covid diventerà come un vaccino contro l’influenza da ripetere annualmente per mantenere nel tempo una buona immunità, dato che il Coronavirus si trasformerà sicuramente in un semplice virus endemico.
Saremo costretti a fare anche la terza dose, secondo lei?
Credo proprio di sì: magari non lo definiremo più un “richiamo”, ma semplicemente, appunto, “terza dose”, anche se la situazione è in divenire e non disponiamo al momento di ulteriori dati, pertanto rimaniamo ancora nel campo delle ipotesi.
Nel periodo pre-Covid, ha mai visitato un paziente con una sintomatologia sospetta che successivamente è poi risultata proprio quella del Coronavirus?
Non parlarei di “periodo pre-Covid”, in quanto all’epoca non avevamo né casi sospetti (che, con le conoscenze di cui disponevamo, sarebbero stati comunque impossibili da accertare) e neppure i tamponi; semmai all’inizio del periodo Covid, con la pandemia ancora non esplosa, qualcuno presentava una sintomatologia influenzale decisamente “strana” che, una volta effettuato il tampone, si rivelava effettivamente quella da Coronavirus.