Il 2020 verrà tristemente ricordato per essere l’anno del Covid-19. Una pandemia che, oltre a mietere migliaia di vittime, ha messo in ginocchio numerose attività economiche anche a causa dei ripetuti lockdown ai quali siamo tutt’ora sottoposti per tutelare la nostra e l’altrui salute.
Alcuni esercizi commerciali, però, non hanno mai cessato la propria attività, seppure si siano trovati loro malgrado costretti a modificare radicalmente il proprio rapporto con la clientela. Cassieri, commessi, edicolanti sono solo alcune tra le categorie lavorative che hanno dovuto destreggiarsi tra la tutela per la propria incolumità e il dovere di offrire un servizio efficiente alla comunità. Potremmo definirli degli “eroi silenziosi“, ai quali non sono stati dedicati articoli sensazionalistici o elogi pubblici; eppure, almeno una tra questi esercenti non solo non si sente un’eroina, ma anzi rivendica con orgoglio il suo dovere di aprire la saracinesca della propria edicola per dare ai propri clienti non solo una rivista, ma anche e soprattutto un sorriso ed una piccola speranza.
Daniela Talarico è proprietaria, assieme a sua cognata Roberta, della Paper Shop Roby & Dany, edicola genovese dove è possibile acquistare anche gadget, bijoux, giocattoli e dove è possibile effettuare ricariche telematiche; il tutto corredato dalla simpatia e dalla gentilezza delle due giovani donne che hanno investito nel proprio futuro mettendosi in società nel lontano 2006. “Ho sempre lavorato, fin dall’età di 19 anni, appena terminata la scuola superiore – racconta Daniela, nata a Genova ma meridionale nel cuore – Dopo varie occupazioni, che per lo più riguardavano lavori d’ufficio, stanca dei continui tira e molla dei contratti di apprendistato, ho deciso di intraprendere una strada diversa da quella del lavoratore dipendente“.
La Paper Shop Roby & Dany è divenuta rapidamente una realtà importante nella città ligure che, ovviamente, ha dovuto adattarsi ai tantissimi cambiamenti avvenuti nel nostro modo di reperire le informazioni, specialmente nel corso degli ultimi anni. “La nostra categoria ha subito continui e duri colpi, determinati soprattutto dall’andamento di un’economia in crisi sotto molti punti di vista, uno su tutti l’evoluzione del digitale e quindi il maggior spazio al web e meno al cartaceo… Ma, nonostante tutto, siamo ancora qui, cercando di fare del nostro meglio per migliorare e stare al passo il più possibile con i tempi” confessa entusiasticamente Daniela Talarico, che ha accettato di spiegare in questa intervista come e quanto la pandemia da Coronavirus abbia cambiato e messo a dura prova il suo settore lavorativo.
- Partiamo con una domanda leggera! Gestisci la tua attività da diverso tempo: sono mai capitati episodi divertenti? Se si, puoi raccontarci il più spassoso in assoluto? Certo che sì! Potrei stare a scrivere per ore, ma forse a questo dovrei dedicare un libro! Di recente, per esempio, un signore ha chiesto notizie riguardo il prossimo “Black Down“; come non menzionare, poi, il tizio che si è lamentato dei sacchetti troppo trasparenti per via dell’acquisto di un calendario un po’ “hot”, o ancora la signora che mi ha chiamato al telefono per sapere le vicissitudini di Albano e consorte e quindi chiedermi se avessi del materiale che riportasse dei dettagli al riguardo? Insomma gli episodi divertenti non mancano e chi lavora col pubblico può solo raccontarne all’infinito…
- Le edicole sono diventate dei baluardi durante questo doloroso anno, contrassegnato dal dilagare della pandemia da Coronavirus. Cosa è cambiato nella gestione della tua attività? Cosa è cambiato? Il modo di porsi con le persone, soprattutto con chi si ha più confidenza. Lo scambiarsi strette di mano (bandite!), lo scambiarsi oggetti personali senza prima averli disinfettati accuratamente, oppure il non potersi abbracciare per un saluto: questo è cambiato con i clienti più affezionati. Più di quello che riguarda la gestione lavorativa in sé, diciamo. Alla fine quella è rimasta la stessa, il “tran tran” è più o meno invariato, anche perché non ci siamo mai fermate in questi mesi (anche se ad esempio, a differenza degli anni passati, non abbiamo fatto aperture pomeridiane la domenica sotto le feste ed abbiamo chiuso l’attività nelle giornate di Natale e Santo Stefano, cosa che in quattordici anni di attività non era mai successa!).
- Hai riscontrato particolari difficoltà nella gestione della tua attività dallo scoppio dell’epidemia? I tuoi clienti hanno recepito le norme di protezione per contrastare il Covid-19? Particolare difficoltà forse è stata quella di insegnare agli altri – o per lo meno, provarci – a rispettare le norme anti Covid, quindi distanziamento sociale e uso corretto della mascherina (da utilizzare non come bandana, salva gomito, salva mento o cerchietto, per intenderci!).
- Si parla spessissimo (e meritatamente) dell’eroismo di medici e personale sanitario, ma troppo poco del coraggio degli altri esercenti, come i gestori di edicole che sono rimasti aperti “nonostante tutto”. A tuo parere, il nostro Governo si è prodigato abbastanza per aiutare la tua categoria? Non mi sento affatto un’eroina, o una da paragonare a chi in questi lunghi mesi ha combattuto una vera guerra batteriologica in veste di personale medico, ma semplicemente una persona ligia al dovere e alle proprie responsabilità, che ha affrontato questo momento buio come tanti altri, nonostante tutti i rischi che questo poteva comportare.
- Come sono cambiate le abitudini quotidiane nell’apertura e nella gestione della tua attività, in particolare nel periodo festivo? Nel caso della mia attività, il maggior cambiamento si è registrato in termini di orario lavorativo. Durante il lockdown non abbiamo svolto orario continuato e la sera la chiusura è stata anticipata di due ore rispetto al solito. Tuttora, più stabilmente, abbiamo deciso di chiudere prima, rispetto ai tempi “senza Covid“.
- Chiudiamo con un buon auspicio per il nuovo anno: quali sono le tue speranze per il futuro? Il mio augurio per il futuro è la speranza di un ritorno quanto prima possibile alla normalità che ci è stata sottratta, per tornare a riappropriarci della nostra libertà e per ricominciare a vivere di cose semplici, senza complicanze né limitazioni. E soprattutto spero che il Governo attui misure di gran lunga più mirate al rilancio di imprese che, per colpa del virus, sono fallite anche e soprattutto per tutti quei lavoratori che hanno perso il proprio lavoro e, con questo, anche le proprie speranze.