Editoriale di Mario Anelli

Nel Settembre 2019 ho acquistato il volo per New York, diretto, da Milano Malpensa; le date, con abbondante anticipo da me scelte, erano 3 Marzo 2020 per la partenza e 11 Marzo 2020 il ritorno, e sarei dovuto giungere il giorno successivo a Milano Malpensa. Per i motivi che tutti conosciamo, il mio volo di ritorno è invece slittato al 13 Marzo e “deviato” su Roma Fiumicino. La compagnia da me scelta è stata Alitalia per motivi pratici, perché il volo era diretto e Alitalia aveva un prezzo di poco superiore.
Il volo di andata, tra incertezze e dubbi, è partito puntuale alle ore tredici del 3 Marzo, e contava all’interno circa 50 persone in totale dislocate tra le varie classi per un mezzo, il boing Alitalia, che ad occhio e croce può ospitarne fino a 500 persone; diversamente, al ritorno il volo per Fiumicino era al completo, complice l’assembramento di passeggeri che la compagnia ha scelto come opzione obbligata per il rimpatrio di italiani che dovevano gioco forza ritornare dagli Stati Uniti. Per entrambi i voli sono stati osservati gli standard sanitari che dal mese di Febbraio son diventati obbligatori in tutti gli aeroporti, con annessa misurazione della temperatura corporea per ogni passeggero in entrata ed in uscita.

Il tour a New York

L’atterraggio al JFK di New York e lo spostamento delle lancette a sei ore antecedenti sono stati quanto mai opportuni: infatti, in questo modo sono riuscito ad arrivare in hotel ad un orario accettabile. Ho alloggiato a Manhattan, zona Gramercy; ho avuto la fortuna di trovare un’ultima camera al 50% del suo valore, con posizione invidiabile. Da quella posizione potevo girare nel cuore di Manhattan, per poi spostarmi verso le altre parti di New York. Per gli spostamenti nella Grande Mela ho naturalmente utilizzato la metropolitana.
Devo dire che prima della partenza avevo saggiamente scaricato due app gratuite da Google Store per Android, entrambe per utilizzo offline. La prima era una mappa dettagliata di New York, la seconda una mappa altrettanto precisa della linea metropolitana. La prima è fondamentale per un motivo curioso: con Google Maps, in alcune zone centralissime (Times Square per esempio) è impossibile essere geo-localizzati a meno che non si abbia una connessione eccellente. Questo succede perché, a parer mio, anche con gli smartphone di ultima generazione il numero di connessioni nel centro di Manhattan è talmente elevato da mandare in tilt il sistema Maps di Google. La metro newyorchese è veramente complessa: la struttura teorica è basata su numeri, colori, direzioni e stazioni di arrivo. La struttura materiale è invece un qualcosa che, se non siete stati in New York, non avrete modo di capire; è una città sotterranea, antica più della superficie. I treni sono datati e le carrozze non troppo pulite; all’interno di esse, cittadini e turisti di ogni etnia, nelle stazioni un gran numero di senza tetto che vedono sopra le loro teste il soffitto dei tunnel. Essendo aperta 24 ore su 24, è una casa per chi non ce l’ha (e a New York sono in tanti); è un labirinto di tante fermate e stazioni non troppo distanti, ma facenti parte di differenti linee, con collegamenti di centinaia di metri direttamente nel sottosuolo e tunnel che consentono di passare tra una linea all’altra senza uscire in superficie.

Manhattan

E’ opportuno precisare che i quartieri che compongono Manhattan sono molti e tutti con un qualcosa che ti entra nella mente, i più importanti partendo dalla più a sud fino ad arrivare alla più settentrionale sono: Wall Street, Chinatown e la vicina Little Italy, Ground Zero, Bowery, Tribeca, Soho, East Village, Gramercy, Chelsea, Times Square, Hells  Central Park, Upper West and East Side, Harlem. Quello che mi ha completamente rivoluzionato il modo di intendere gli edifici è l’altezza dei grattacieli. Il che può sembrare banale, ero conscio che i grattacieli di New York fossero altissimi, tuttavia è il vederli attaccati l’uno all’altro che di fatto ti sconvolge l’esistenza. I primi tre giorni sono risultati difficili da metabolizzare, l’immensità di tutta la zona ti fa sentire minuto. Inoltre, il concetto che deve passare è che Manhattan è una città nella città da guardare con il naso all’insù per la maggior parte dei quartieri.
Nel percorrere le sue strade, è incredibile vedere come gli abitanti siano concentrati sulle loro menti. Ossessivamente. A Manhattan un sacco di gente parla da sola a voce alta, in tanti urlano frasi per le strade e tutti sono come in balia di un sogno. Forse perché è un costume diffusissimo il portare alle orecchie i nuovi dispositivi senza fili per telefonare, ma soprattutto per ascoltare musica. In Manhattan c’è un sacco di gente che canta con o senza dispositivi per l’ascolto della musica. Gli artisti di strada inoltre sono ascoltatissimi e le persone interagiscono con loro, non di rado si può vedere gente che balla agli angoli delle strade accompagnati dagli artisti che suonano in cambio di un po’ di attenzione. Certo non in tutti i quartieri, ma in tanti.
Al porto si può passare gratuitamente da Manhattan a Staten Island con la “Ferry”, battello di notevoli dimensioni che collega una parte di New York con l’altra; la città, poi, è molto contraddittoria. Dovete pensare che su auto del valore di 50.000 dollari guidano cittadini vestiti come i peggiori casalinghi del sabato mattina. E’ altresì vero che negli Usa un auto è un valore per un individuo e fidatevi che a New York di utilitarie non se ne vedono. Tutte le automobili hanno valori stimabili rispetto alle cilindrate che portano addosso, ma ciò che lascia l’amaro in bocca è che siano guidate da automobilisti con abiti assolutamente non all’altezza del denaro che hanno tra le mani. Un discorso particolare a questo proposito va poi espresso sul concetto della ricchezza invisibile di New York, e in special modo di Manhattan.
Camminando per le vie, non si vedono veri e propri riccastri per le strade, ma si incrociano persone di fascia medio borghese; dove sono dunque i benestanti della Grande Mela? Nelle loro auto. I cittadini, quelli con il cash, risiedono nelle vetture a zonzo per la città ed hanno un ritmo completamente diverso rispetto ai turisti: entrano nei parcheggi sotterranei dei grattacieli e salgono rapidi negli ascensori infiniti, non usano la metropolitana, possiedono automobili da costi accessibili con mutui a tasso variabile e, se devono proprio passeggiare, quasi si nascondono tra le persone grazie al loro vestiario modesto descritto sopra.

Food

La ristorazione a New York e Manhattan è a mio parere un punto inarrivabile rispetto a ciò che ho visto in altre parti del mondo. Partiamo dal concetto che nella Grande Mela si può mangiare sia con 5 dollari che con 300. Dipende da dove si voglia mettere mano al portafoglio.  Per quanto riguarda questo punto dell’economia newyorchese, mi baso sull’esperienza da turista a Manhattan e Brooklyn, poiché se volessi descrivere il Queens e Staten Island il discorso si farebbe molto complicato.
A Manhattan e Brooklyn sono presenti un numero infinito di ristoranti di fascia prezzi accessibile a molti, tuttavia son molti i ristoranti di fascia invece molto alta, con menù alla carta esposti esternamente che scoraggiano la voglia di mangiare. La cucina a New York però è multietnica e soddisfa tutti i palati.
Vi è inoltre un must in tutta New York ed è la pizza; si trovano tantissime pizzerie e moltissime con pizza al taglio. Vi è poi a Little Italy un gran numero di ristoranti-pizzerie, tuttavia l’attenzione di gran parte dei newyorchesi si ferma alle pizzerie al taglio di Manhattan. Le porzioni sono molto abbondanti e la varietà è una caratteristica di quasi tutti i ristoranti dove si può mangiare pizza al trancio. Non devono poi spaventare i tipi di pizza che questi ristoranti propongono, che sono molto diversi dai classici che siamo abituati a consumare. A New York le pizze che arrivano ai palati sono a base di verdure tipo broccoli, mais, con carne come pollo o bacon, con uova, funghi (un grande classico) e con gusti speciali come pizza con verdure varie e salse tipo salsa rosa o yogurt; vi è poi in molti ristoranti di Manhattan la pizza alla pastasciutta, che ho provato; non sto mentendo, ho anche il reperto fotografico! La pizza con la pastasciutta è il cibo più particolare che abbia mai mangiato: pizza margherita con le mezze maniche al formaggio sopra come condimento! La pizza newyorchese viene servita leggermente dolce, con la possibilità di condirla con sale e spezie presenti sulle tavole. La passata di pomodoro è invece pressoché identica, tutto ciò viene cucinato in forni di grandi dimensioni, ma non a legna.

Slang e affini

In tutti questi luoghi, un fattore che mette tutti d’accordo, oltre la musica e la pizza, è la lingua. L’inglese, in slang prettamente americano, accomuna tutti. Con qualche attenuante. Lo slang di Manhattan è una lingua molto più difficile da imparare rispetto ad altre parti di New York. Brooklyn è il distretto dove l’inglese è parlato in modo più chiaro, anche se effettivamente parlare di “inglese” è piuttosto strano. Preferisco parlare di americano, perché si tratta di tutt’altra lingua.
Quella di Manhattan è una lingua a sè stante per distorsione di fonemi e accenti molto accentuati. Nel Queens la lingua più parlata è uno spanglish, per via dell’alta concentrazione di immigrati ispanici; in alcuni ristoranti si parla il messicano tout court, con qualche intercalare anglofono.
Il quadro di New York che ho fornito non è completo, per poter parlare veramente dei suoi aspetti servirebbero almeno 150 pagine. L’11 Marzo 2020 quello che sembrava in principio un problema della Cina e che, in seconda battuta, era diventato italiano è stato dichiarato pandemico. Il mio ritornare a quelle date e al mio viaggio è un modo anche per me stesso di poter descrivere quella che era la città prima che sul finire del mese di Marzo venisse chiusa. Nessuno sa quando la città verrà riaperta, soprattutto nessuno può dire quando la città ritornerà ad essere quella che era. Potrebbero servire mesi.