In esclusiva ai microfoni di A Punta di Penna, la figlia del leggendario presidente della Reggina (ed anche sindaco di Reggio Calabria) a cui è stato intitolato lo stadio della città: l’emozione di Maria Stella è uscita spesso allo scoperto nel corso delle sue dichiarazioni rese al nostro cronista.
Ciao Maria Stella, chi era l’Oreste padre e il presidente Granillo personaggio pubblico?
“Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di parlare di mio padre, cosa che mi rende davvero fiera. Papà era per me un mito ed in questa parola racchiudo tutto il suo significato. Un uomo amorevole e sempre presente per noi, come anche per Reggio e i reggini. Molto cattolico, ci teneva che cenassimo tutti insieme a tavola. Era devoto a Sant’Agostino, di cui ricordava sempre una massima, ”non si muore quando si lascia la vita terrena, ma quando si viene dimenticati”.
Se a distanza di tanti anni si parla ancora di lui, significa che mio padre è ancora vivo ed è sempre qui tra noi. Mi ha insegnato che bisogna perseverare sempre per raggiungere dei risultati; per il resto, ha fatto davvero tanto per la città di Reggio Calabria. Fu sempre un uomo poliedrico, perché ha fatto tantissime attività ricoprendo tante cariche, sia in politica e che nello sport, inoltre è stato il socio fondatore dei tanti club, su tutti il Panathlon, dai nomi sempre ricorrenti nei premi, intitolati a papà, che ricevo. E’ stato consigliere della Figc , sindaco di Reggio , presidente della Reggina, oltre ad essere a capo della distribuzione di giornali con Arcidiaco. Lui rilevò la Reggina nel 1960 ereditando una situazione disastrosa e rimanendo presidente della società per sedici anni. Nel 1965 fu il primo presidente a portare la Reggina in Serie B, sotto la guida vincente di Tommaso Maestrelli, del cui figlio sono molto amica tutt’oggi. Se mi concedi, voglio ricordare l’empatia e il modo con cui mio padre si approcciava alle persone, non era mai scontroso. E’ stato anche capo delegazione della Nazionale azzurra in occasione degli Europei del 1968 per seguire la fase di ripescaggio alla qualificazione alla finale da parte dell’Italia, che all’epoca si decideva con il lancio della monetina non essendoci ancora i tempi supplementari. Quando abbiamo fatto il primo memorial dedicato a papà, c’erano delle foto che testimoniavano tutto ciò”.
Qualche aneddoto che lui ti raccontava nei suoi anni di presidenza amaranto?
“Lui sentiva molto la gara; infatti già dal venerdì entrava in clima partita e guai a parlargli! Mia madre mi raccontava questo giusto per farmi capire quanto lui avesse a cuore la sua Reggina. Trattava i giocatori come fossero suoi figli, sempre presente, un punto di riferimento; lo ricorda bene anche Toschi nei suoi anni vissuti in amaranto. Se posso azzardarmi, ritengo che mio padre sia stato il presidente amaranto per antonomasia, ed è bello che ancora oggi la gente abbia di lui questo ricordo”.
A proposito di aneddoti, la scelta da parte del presidente Granillo di puntare su Tommaso Maestrelli per la panchina amaranto avvenne, se vogliamo, in modo casuale. Ci puoi raccontare come entrambi diventarono l’accoppiata vincente di quella Reggina?
“Mio padre conobbe Maestrelli in treno, ma l’allenatore della Reggina avrebbe dovuto essere Rosati, il quale poi andò al Cosenza. A quel punto Maestrelli, che era allenatore del Bari, contattò successivamente mio padre e fu lui l’allenatore della Reggina. Tra i due ci fu subito intesa, come poi i risultati sul campo hanno dimostrato. Sono stati quattro anni straordinari, anche se non sono mancati i momenti tristi, come la morte improvvisa del povero Alaimo; inoltre, quando Maestrelli andò via, arrivò al suo posto Armando Segato, che purtroppo per motivi di salute dovette abbandonare. In seguito, anche lui ci ha lasciati prematuramente”.
Secondo te, per la grande persona che era tuo padre, cosa avrebbe pensato del calcio di oggi? Credi che avrebbe voluto prenderne parte?
“Secondo me, in primis sarebbe stato orgoglioso di vedere la sua Reggina in Serie A, visto che lui purtroppo da presidente non riuscì a conquistarla per pochissimo. Rispondendo alla tua domanda, non so fino a che punto: lui era una persona che non metteva gli interessi al primo posto. Sicuramente avrebbe provato a migliorare le cose, anzi conoscendolo, credo proprio che avrebbe fatto questo”.
Il memorial “Oreste Granillo”, di cui tu sei l’artefice, è giunto alla sua seconda edizione. Come è nata questa bellissima iniziativa?
“Quando mio padre è morto io ero una ragazzina e sono stati istituiti tanti premi dedicati alla sua memoria. Un giorno ho conosciuto Maurizio Insardà, grande giornalista che già era abituato ad organizzare eventi di questo tipo, infatti fu lui ad organizzare il memorial dedicato a Ceravolo, ex presidente del Catanzaro, il quale si conosceva con mio padre essendo entrambi i presidenti delle due squadre in quegli anni. Maurizio, insieme ad altri giornalisti, ha voluto fortemente che si facesse una manifestazione per ricordare Oreste Granillo, di conseguenza io da figlia ho dovuto presenziare l’evento.
E’ un premio che viene consegnato a chi ha fatto qualcosa di straordinario nel mondo del calcio. Nella prima edizione abbiamo premiato Michele Uva, mentre nell’ultima che si è svolta il premio è andato a Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter. La prossima edizione sarà dopo l’estate, Coronavirus permettendo”.