L’incertezza legata all’epidemia Covid-19 in Italia non è connessa soltanto alle condizioni di salute della popolazione. Se le restrizioni attuate dal Governo Conte stanno aiutando ad arginare i numeri del contagio (nonostante esistano ancora diversi “furbetti” che cercano di aggirare le leggi mettendo a rischio la propria e l’altrui salute) non possono, purtroppo, mettere un freno alla sempre crescente preoccupazione economica legata agli “stop” forzati di diverse attività commerciali e non solo.
L’appello di Tiziano Ferro
Tra le categorie lavorative maggiormente colpite da questo fermo governativo esiste quella dei lavoratori dello spettacolo. Attori, musicisti, artisti vari: a loro chiediamo di mantenere alto il nostro morale nel corso di queste lunghissime giornate di quarantena dando però per scontato che essi non patiscano le ingerenze economiche connesse alla sospensione di produzioni televisive e cinematografiche e di concerti.
A riaccendere i riflettori proprio su questa classe di lavoratori (erroneamente definiti privilegiati) ci ha pensato Tiziano Ferro. Il performer romano, residente a Los Angeles, è stato chiamato in causa da Fabio Fazio nella sua trasmissione “Che Tempo che Fa” rendendosi protagonista di un intervento che, inutile dirlo, ha infiammato il mondo del web. “I concerti ora sono formalmente in piedi perché i provvedimenti del Governo ad oggi arrivano fino al 3 di maggio – ha premesso il cantante di “Rosso relativo” – io però ho bisogno di chiedere che si faccia chiarezza, che il Governo ci dia delle risposte e anche che si esponga e prenda una posizione per noi perché in queste settimane il mondo della musica ha veramente fatto vedere di cosa sia capace – incalza Ferro – abbiamo raccolto 8 milioni di euro con “Musica che unisce” (la kermesse canora andata in onda su Rai Uno con l’intento benefico di raccogliere fondi per la Protezione Civile, n.d.r.), però anche noi adesso ci meritiamo un minimo di attenzione e riconoscimento, come tutti gli ambienti lavorativi, ma io posso parlare solo per il mio“.
Polemica social
Tiziano Ferro ha poi concluso il suo intervento dedicando un pensiero a fan e addetti ai lavori. “Abbiamo bisogno di risposte non per me, che ho coltivato questo sogno per un anno, ma per chi sta comprando i biglietti; sono mezzo milione solo quelli che li hanno comprati per i miei concerti, penso alle persone che lavorano sopra e dietro al palco… siamo tutti bloccati. Occorre tutelare il pubblico e i lavoratori più fragili“.
La richiesta del cantante – recentemente balzato agli onori della cronaca per il suo botta e risposta con il rapper Fedez legata ad una presunta vena omofoba di quest’ultimo – è più che legittima: cantanti, produttori, operatori hanno diritto ad ottenere risposte come qualunque categoria lavorativa che ha dovuto recentemente mettere in stand-by la propria attività. E’ importante sottolineare, però, che Tiziano Ferro gode di una popolarità fuori dal comune e che la sua condizione economica non è esattamente paragonabile a quella, per esempio, di un commesso in un negozio di abbigliamento.
Quest’ultima constatazione, unita alla sempreverde paura del contagio da Covid-19, ha innescato una furiosa reazione sul web indirizzata al cantante ma anche al conduttore del contenitore domenicale Rai Fabio Fazio. “Tiziano #Ferro: “È nostro diritto sapere quando potremo riprendere coi concerti, il Governo ci dia delle risposte”. Infatti, Conte telefoni al Coronavirus e chiarisca subito quando potranno ricominciare i concerti di Tiziano. Presto! Gli italiani non aspettano altro. #CTCF” ironizza un utente Twitter. A questa invettiva fa eco un altro post: “Lo facevo più intelligente e più sensibile alla salute delle persone. Se lui e il suo entourage non lavorano, non sarà mai tanto grave quanto la morte di tante persone. Non mi sembra forniscano qualcosa di essenziale…..anzi“.
“Tutte le persone normali sono in grado di rispondere senza chiedere al Governo… lui no! Ovviamente il “Fazione” fa finta di non sentire e prosegue….con in studio il “medico-professore-virologo -” più abbronzato d’Italia (avrà un reparto dotato di lampade solari?)“, chiosa un internauta puntando il dito anche contro Fazio. Più concisa l’opinione di un altro internauta, che scrive: “Come si può chiedere al Governo delle risposte sicure per i concerti se ancora ci sono 500 morti al giorno e non si vede uno spiraglio di miglioramento in vista? Forse è più opportuno ringraziare medici e infermieri che danno la vita sul lavoro“.
Nel mezzo di questo mare di sfoghi indirizzati a Ferro c’è anche chi, però, va controcorrente e difende la categoria artistica rappresentata dal cantante. “Non andrei mai ad un suo concerto, ma Tiziano Ferro ha mille volte ragione! Ci sono migliaia di lavoratori e imprese intorno all’allestimento di uno spettacolo, adesso a casa senza stipendio e senza guadagnare nulla. E per di più, senza nessuna certezza. Conte emana un decreto alla settimana, come si fa a programmare qualcosa?“. Una domanda, questa, alla quale pare difficile ad oggi trovare risposta.
L’appello di Massini, il dramma della Sandrelli
Tiziano Ferro è solo uno degli ultimi lavoratori dello spettacolo ad aver sollevato uno scomodo velo sulle perdite registrate dallo showbiz nostrano, composto da un’imponente e variegata forza lavoro che si adopera dietro e davanti le quinte. Il primo a portare in auge il disagio di cantanti, attori, registi, ecc. era stato lo scrittore Stefano Massini, che nel corso della trasmissione “Piazza Pulita” aveva lanciato un accorato appello, ripreso da personaggi famosi del calibro di Vasco Rossi, Paola Cortellesi, Ferzan Ozpetek e molti altri. “Oggi il virus che sta cambiando tante cose sta portando anche una nuova contrapposizione: quella tra esseri umani necessari e quelli inutili. Oggi abbiamo costantemente dati agghiaccianti sui morti in cui diciamo che erano di una certa età o erano portatori di altre patologie, come dire che anche in quel caso tranquilli tutti, perché la loro utilità era già minacciata. Oggi si parla del fatto che devono partire i settori fondamentali, come l’industria, la scuola, i centri commerciali. E poi ci sono io, che come scrittore sono un totale parassita della società: i teatri, i cinema, concerti, vedremo se aprire“.
Massini ha continuato rincarando la dose. “Si capisce che ci sono dei problemi sanitari mettendo centinaia di persone insieme, ma non è quello il punto. Il punto è il modo irritante con cui si dà per scontato il fatto che l’arte, il teatro, il cinema, la musica siano delle cavolate marginali, che anche se non cominciano, chissenefrega. Le cose utili, quelle sì, ma noi non ne facciamo parte“.
Insomma, anche in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo pare esistano cittadini, lavoratori e pazienti di serie A e serie B; e che gli artisti, stando allo sfogo dello scrittore, appartengano proprio a questa seconda categoria. Potrebbe dunque non suscitare particolare dispiacere l’appello della grandissima attrice Stefania Sandrelli, che qualche giorno fa ha ammesso di attraversare qualche difficoltà economica in questo periodo. “Sono sempre stata autonoma, amo mettere le buste con i soldini per i nipoti. Vorrei la tranquillità di una vita piacevole, con piccole gioie” ha raccontato l’interprete di oltre cento pellicole. Sembrerebbe lo sfogo di una pensionata “qualsiasi” se non fosse per la notorietà del personaggio. Eppure, in tempi di crisi dovremmo essere tutti uguali, tutti solidali, tutti pronti ad aiutarci a vicenda.