“Un uomo riconosce un uomo; un Outsider riconosce un Outsider“. In questa enigmatica frase pronunciata da Holly Gibney possiamo ritrovare tutta l’essenza di una miniserie – ennesimo successo targato HBO dopo l’exploit di “Watchmen” – capace di incollare alla tv non solo i patiti dei romanzi di Stephen King, ma anche gli appassionati dei più svariati generi televisivi, dall’horror al procedural, proprio grazie alla peculiarità dello show stesso, tratto dall’omonimo romanzo del papà di “It” e “Shining”: “The Outsider“.
La miniserie, le cui ultime due puntate sono andate in onda nella serata di ieri su Sky Atlantic, è un melting pot ben riuscito di generi: quando credi di aver compreso quale direzione prenderà la storia (riadattata da quel genio di Richard Price, che aveva già mostrato grandi doti con un altro gioiellino trasmesso sulla piattaforma Sky nel 2016, “The Night of“), la trama svolta poi per un’altra totalmente opposta, lasciando basiti ma non registrando nello spettatore confusione o cali di attenzione: trappole nelle quali, talvolta, anche il migliore degli autori può incappare.
La trama
La storia di “The Outsider” prende il via dalla cittadina di Cherokee City, Georgia: un ignaro passante trova il cadavere barbaramente mutilato di un dodicenne, Frank Peterson. Tutte le prove portano a Terry Maitland (Jason Bateman), allenatore della squadra di baseball di cui proprio il piccolo faceva parte. Il colpevole sembra essere facilmente servito su un piatto d’argento tra le mani di Ralph Anderson (Ben Mendelsohn), detective della polizia locale già provato da un terribile lutto – l’uomo e sua moglie hanno perso il loro unico figlio Derek – che non perde tempo ed espone Maitland alla pubblica gogna ammanettandolo proprio durante una partita di baseball.
Caso chiuso? Non proprio, perché sono altrettanti gli indizi che scagionerebbero l’uomo, poi fatto fuori dal fratello della vittima ancor prima che possa discolparsi in un’aula di tribunale.
Colpi di scena
A partire dal termine della seconda puntata, “The Outsider” cambia registro: quella che sembrava essere la solita serie crime introduce elementi quasi esoterici, spaventosi, ma atti ad educare lo spettatore ad ampliare e variare il proprio punto di vista. Tutte le certezze del detective Anderson – granitico, estremamente razionale, quasi agnostico di fronte all’argomento soprannaturale – vengono messe a dura prova e ribaltate soprattutto grazie all’ingresso, nel team investigativo istituito proprio per cercare la verità sulla morte del piccolo Frank, di uno dei personaggi meglio riusciti di tutta la serie: Holly Gibney (interpretata da una superlativa Cynthia Erivo), perfetta antitesi del protagonista maschile.
La donna è proprio il classico esempio dell’ “outsider” citato nel titolo: preda delle sue fissazioni (preferisce lunghi viaggi in macchina piuttosto che prendere un singolo aereo), Holly vive in un mondo tutto suo, codificato nelle sue abitudini ben radicate, nei suoi ricorrenti tic, ma anche nella sua estrema apertura mentale a qualcosa di “altro”, di scientificamente inspiegabile. E’ proprio lei che indirizza il team sulle tracce di El Cuco – l’entità sovrannaturale capace di prendere le sembianze di chi ferisce con un graffio, affamato di bambini e, soprattutto, del dolore causato alle famiglie delle vittime – ed è sempre lei l’unica capace di comprendere cosa smuove l’animo di questa entità malvagia. L’ingresso della donna nel terzo episodio è la chiave di svolta di tutto lo show, perché è proprio grazie ad Holly se i personaggi e gli spettatori iniziano a vedere una luce, seppur inquietante, alla fine del tunnel.
Dolore della perdita
Oltre alla presa di coscienza che esiste qualcosa (o qualcuno) oltre la nostra umana capacità di comprensione, l’altro tema importante di “The Outsider” è il dolore della perdita. Molti dei personaggi della miniserie – i coniugi Anderson, i familiari del piccolo Frank, Claude Bolton (Paddy Considine), persino il (suo malgrado) braccio destro di El Cuco Jack Hoskins (Marc Menchaca) – sono legati fra loro dall’incapacità di elaborare il lutto, di gestire il dolore, di convivere con i propri fantasmi. Questo senso di vuoto, questa inquietudine sono proprio la “benzina” della quale l’antieroe si alimenta, anche se lo stesso El Cuco ammette di non essere consapevole del motivo che lo spinge a compiere azioni così indicibili. Il dolore è letteralmente l’unico punto in comune di quasi tutti i personaggi dello show ed arriverà, nel finale tragico (ed aperto) dell’ultima puntata, il momento per tutti di trovarsi di fronte a tali situazioni, di gestirle, di superarle.
La serie mostra la crescita umana di Ralph, ma non solo. L’uomo comincia a credere che possa esserci nel mondo qualcosa che non può e non deve necessariamente essere spiegato. La vedova Maitland (impersonata da una più che convincenteJulianne Nicholson) imparerà, nel corso della serie, che il perdono può ripagare più della rivincita e della vendetta. Holly imparerà che si può cedere alle emozioni più positive dell’animo umano, intrecciando una relazione sentimentale con il detective Andy Katcavage (Derek Cecil), talmente affezionato a lei da sacrificarsi senza pensarci due volte. “The Outsider” impartisce ad ognuno dei suoi attanti una preziosa lezione di vita, senza scendere in inutili retoriche e lasciando lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine.
Finale aperto?
La fine, appunto. Quando sembra che la vita possa riprendere il suo normale svolgimento, “The Outsider” ci regala la speranza di un’apertura (e di una seconda stagione) proprio a metà dei titoli di coda. La Gibney, specchiandosi in bagno, rivede per un istante l’immagine di Jack. Terrorizzata, controlla il retro del collo, temendo di avere il classico sfogo con il quale El Cuco era solito marchiare i suoi “sottoposti”: nessun segno, nessun pericolo. O forse si? La camera indugia per un istante su un graffio che la protagonista ha sul braccio (classico marchio di fabbrica dell’entità): siamo veramente al sicuro?
Non spetta a noi rispondere a questa domanda. Quel che è certo è che “The Outsider” è un prodotto pregevole, una delle poche opere televisive capaci di attirare lo spettatore come un’ape al miele, una continua sorpresa, puntata dopo puntata. Dobbiamo aspettarci l’inaspettato…fosse anche una seconda trance di episodi, con l’augurio che il livello dello show di Price possa mantenersi sempre così alto.