E’ finita, finalmente. Incredibile ma vero, quest’anno la conclusione di uno dei talent di punta della pay TV e non solo suona quasi come una liberazione. La tredicesima edizione di “X Factor“, la prima in cui il buon Alessandro Cattelan ha collaborato più attivamente dietro le quinte, si è caratterizzata per una sola cosa: la noia. Tra ospiti in 5G, un (eccessivo) occhio alle nuove generazioni e concorrenti a metà tra lo spocchioso ed il già sentito, la finalissima andata in onda nella serata di ieri su Sky Uno e TV8 si è distinta, più che per la gara tra i quattro finalisti – i Booda, La Sierra, Sofia Tornambene e Davide Rossi – per il one man show del sempre impeccabile Robbie Williams.
Finalmente, Robbie
Tra le critiche mosse a questo “X Factor” 2019, una delle più ricorrenti tra stampa e social riguarda, appunto, la scelta degli ospiti. A parte qualche “guizzo” – leggi: Tiziano Ferro guest star della semifinale – il palco del talent con al timone Cattelan è stato calcato dagli idoli dei giovanissimi, quasi tutti provenienti dall’universo trap e quasi tutti sconosciuti ai più. The Supreme, Coez, Gemitaiz, Madman, Mamhood (quest’ultimo ex storico di “X Factor”: caso non unico, fu Simona Ventura, pigmaliona di Giusy Ferreri e di Francesca Michielin, a scommettere su di lui anni or sono) si sono alternati in scena al duo Venditti-De Gregori (passato scandalosamente quasi inosservato), al commovente pianista Aeham Ahmad e all’ologramma di Gianna Nannini.
Per la finalissima, però, non si è badato a spese, per fortuna. L’ex Take That – in tour promozionale per il suo ultimo lavoro, “The Christmas Present” – ha aperto la serata duettando con il conduttore ed è stato protagonista indiscusso della prima manche della gara, che ha visto capitolare al quarto posto un anonimo Davide Rossi. Generoso, instancabile, goliardico, Robbie Williams dimostra di essere un performer a tutto tondo, tanto che ad un certo punto della serata di ieri sembrava di stare assistendo ad un suo concerto, più che alla finale di “X Factor”.
Degni di nota anche gli altri ospiti – il romanaccio Ultimo il cui intervento, coinvolgente e delicato, si è caratterizzato per la forse eccessiva lunghezza – e la sofisticata Lous and The Yakuza che ha ipnotizzato la platea con la sua “Dilemme“.
Anonimi concorrenti
Dopo aver speso parole d’elogio per i super ospiti della finalissima, è ora di toccare il vero tasto dolente dello show targato Sky: la gara.
All’ultima puntata di “X Factor” a contendersi il titolo sono stati i sopracitati Sofia (del team di Sfera Ebbasta, unico giudice ad essersi distinto positivamente per la sua semplicità e i suoi toni raramente sopra le righe), Davide (in forza ad una Malika che è sembrata a tratti la reincarnazione di Arisa, chiaro segnale dell’assunto che essere un’ottima cantante non significa essere un giudice all’altezza delle aspettative), i Booda e la Sierra (entrambi alla corte di un Samuel che nella serata di ieri sembrava posseduto, letteralmente). La regina indiscussa del tavolo, quella Mara Maionchi che per due anni consecutivi si è portata a casa il titolo grazie ai bravissimi Licitra ed Anastasio, ha pagato lo scotto di scelte errate e di concorrenti tra lo spocchioso e l’anonimo. La buona Mara, mattatrice a gennaio con “Italia’s got talent“, è stanca e si vede: che sia questo il suo ultimo “X Factor”?
Mentre ci lasciamo attanagliare questo dubbio, siamo già entrati nel vivo della gara. Dopo il non pervenuto Rossi, ad abbandonare la competizione sono il duo rap di La Sierra, gli unici ad aver caratterizzato la propria presenza ad “X Factor” con una crescita artistica non esponenziale, ma certamente evidente. Il loro singolo, “Enfasi“, è stato quello più scaricato e forse l’unico degno di nota. I ragazzi non risultano certo possedere un’immagine cool, ma hanno comunque qualcosa da trasmettere ed è certo che sentiremo parlare ancora di loro.
L’ultima manche è quella degli inediti: i Booda tengono bene il palcoscenico, hanno grinta e il loro sound è riconoscibile, ma l’inedito “Elefante” ha lo stesso appeal di una sigla di un qualsivoglia cartoon in onda su Disney Channel. Peccato, perché il trio composto da Federica, 27 anni (voce), Alessio, 39 anni (dj, batteria, Pad) e Martina, 32 anni (basso) avrebbe meritato, se non la vittoria, almeno un singolo più decente.
Più orecchiabile anche se poco innovativo è il singolo di Sofia, “A domani per sempre“: una sua creatura (ri-arrangiata, inutilmente e male, dal team di lavoro del buon Sfera Ebbasta), presentata alle audizioni e scritta dalla piccola marchigiana quando aveva appena 14 anni. Parla di amore, anche se la ragazzina ammette di non aver mai provato questo sentimento; le parole restano impresse in mente, ma la canzone in sé non “spacca”, per dirla in gergo adolescenziale. La stessa Sofia non è certamente un personaggio indimenticabile: la sua voce è delicata, ma a tratti monocorde; la sua presenza scenica, nonostante l’apparato scenografico messo in piedi dalla instancabile squadra di lavoro dello show, quasi scompare; il look della giovane, come sottolineato da Mara Maionchi ai tempi dei Bootcamp (quando la ragazzina si presentò con una mise che riecheggiava quella di Oliver Hutton del cartone “Holly e Benji: due fuoriclasse“) non rende giustizia al suo, seppur acerbo, talento. E’ inutile far finta che l’aspetto estetico non conti nel complesso universo musicale odierno: cantanti come Rihanna, Lady Gaga, Billie Eilish hanno presa sulle teenager anche per merito del loro outfit o del loro hairstyle (il taglio di capelli propinato alla povera Sofia non sarà certamente il più richiesto nei saloni!).
La fine di questo “supplizio” durato diverse puntate giunge prima della mezzanotte. I pronostici sono stati rispettati e Sofia Tornambene si porta a casa la tanto agognata vittoria. Mentre un Cattelan in sordina annuncia che i casting per il prossimo “X Factor“ sono già aperti (ma non era il caso di mettere la “macchina” in “stand by”?), una domanda riecheggia nella mente degli spettatori: ha veramente vinto la migliore? Ai posteri l’ardua sentenza.