Se c’è un’immagine che più di tutte riassume la situazione della gioventù calabrese, è quella di una folla in stazione in attesa di valicare la maledetta linea gialla e afferrare un treno verso il Nord, la linea che segna il varco verso un lido non sempre più felice ma sicuramente più ricco di opportunità. L’hanno ripetuto più volte i ragazzi di Gioventù Nazionale Reggio Calabria alla platea di sabato 26 ottobre, durante l’incontro “Super-Visione” metropolitana. Di scena la Reggio che nonostante tutto ci crede e che nella grande conquista del Centrodestra, l’istituzione della Città Metropolitana, rimette la possibilità di alzare la testa e restituire ai suoi figli il diritto di rimanere.
Quando si sente dire che un reggino è costretto, nel XXI secolo, ad emigrare come l’unica scelta possibile e dunque “obbligata”, ogni attore sociale e politico dovrebbe interrogarsi sulla possibilità di riscattare questa terra da quasi un decennio di fumosa millanteria e, parimenti, assumere un atteggiamento di dignitosa responsabilità. Ossimori non ne vogliamo: una scelta, infatti, presuppone delle alternative. Andar via per molti è un obbligo, se non si vuole optare per far la fame o, peggio ancora, consegnarsi alla delinquenza. Se per la Svimez la Calabria è una delle regioni meridionali con più alto degrado demografico, quantificato da Demoskopika in 180mila giovani che hanno lasciato la regione negli ultimi 15 anni, la sfida più ardua per le nuove governance calabresi sarà quello di impedire che questa terra non diventi un nuovo Sahara in termini di capitale umano. Rimanere è una incognita, non una scelta. Anche per coloro che rimangono per studiare senza, però, prospettive all’orizzonte, considerato che il lacero tessuto economico non permette di avere un immediato sbocco lavorativo. Da questa pesante ma reale consapevolezza deve muovere un percorso di “costruzione” politica ed amministrativa che riesca a tradurre in atti concreti le strategie necessarie per costruire un contesto di opportunità e di speranza.
L’area del reggino, come sviscerato dai ragazzi, vanta un patrimonio storico e archeologico immenso costituito da siti spesso sconosciuti ai più, non mappati, isole inaccessibili per scarsità di collegamenti. A Reggio basterebbe avere un’anima, un’identità che, alla luce del suo potenziale, non può non essere che quella turistica. Eppure stenta a crearsi una economia: l’iniziativa imprenditoriale viene lasciata alla rinfusa, mentre basterebbe avere bravi piloti alla guida di questa “Ferrari” metropolitana per dar gas al motore e mettersi in pari con il resto d’Italia. Basti pensare alla Zes, anch’essa concepita come opportunità ma che, se non accompagnata da un piano economico serio, rischia di rimanere l’ennesima occasione mancata. E’ un cane che si morde la coda, considerato che ogni idea senza supporto di infrastrutture come il Tito Minniti, collegamenti ferroviari o autostradali, rimarrebbe isolata dal mondo. Sta tutto lì, per Reggio, nei motori della Metrocity. Ancora troppo fumosa, inafferrabile senza un deciso cambio di rotta politico, senza pugni sui tavoli per riconquistare pezzo dopo pezzo tutto ciò di cui siamo stati saccheggiati negli ultimi anni, a partire dalla credibilità che un clima di sospetto da anni perseguita e asfissia ogni santo giorno. La speranza e la voglia di mettersi in discussione su un progetto ormai intriso di serie difficoltà, ma non impossibile, è la traccia di un lavoro sinergico tra le forze politiche del centro destra reggino, che deve segnare il passo per un cambio di rotta nei nostri palazzi di governo cittadino ed in primis a Palazzo San Giorgio.
Fratelli d’Italia, il “partito della crescita”, di cui Reggio è palese testimonianza con percentuali elettorali sopra la media nazionale, ha tutte le carte in regola per tracciare questo percorso dopo anni di seria opposizione in Consiglio comunale e che trova nel gruppo consiliare con Massimo Ripepi, Antonio Pizzimenti e Luigi Dattola una forza che si è opposta a tutte le razzie cittadine finora consumate. Il coordinamento metropolitano di Fratelli d’Italia deve partecipare nel protagonismo della sintesi per uno schieramento di centrodestra che sappia trainare verso la vittoria della prossima chiamata alle urne, una partita che Massimo Ripepi proprio in qualità di coordinatore metropolitano ha il compito di interpretare di concerto con tutte le donne e gli uomini di Fratelli d’italia, rappresentandole come uomo di partito e forte dell’esperienza comunale maturata negli anni.
Alessandra Quattrone, Coordinatore cittadino Gioventù Nazionale-RC