Stati Uniti d’America: terra delle opportunità, delle libertà, della democrazia e dei diritti politici. Riecheggiano ancora nelle nostre orecchie i toni polemici con i quali alcuni cittadini statunitensi – in testa la purtroppo per noi indimenticabile Amanda “Foxy Knoxy” Knox – avevano manifestato il proprio sdegno alla vista dello scatto, certamente deplorevole, di uno dei due loro connazionali, arrestati per il brutale assassinio del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega, bendato in caserma. “Perché non sono stati tutelati i più elementari diritti del prigioniero?“, si saranno chiesti gli abitanti di una delle Nazioni più potenti al mondo senza, però, spendere una parola a favore della povera vedova del militare ucciso e che, oltre al danno di perdere la persona per lei più preziosa, ha subito anche la beffa di vedere etichettati i due ragazzi americani come “vittime” della giustizia italiana. Viene da chiedersi se gli Statunitensi, tanto attenti alle problematiche che coinvolgono i loro concittadini in terra straniera, pongano la medesima attenzione sulle brutture che avvengono in casa propria. In queste ultime ore ha destato non poco scalpore il presunto (per una buona fetta dell’opinione pubblica) suicidio del miliardario 66enne Jeffrey Epstein, filantropo all’occasione e abusatore seriale di minori praticamente tutto l’anno. L’uomo, che si trovava in carcere dallo scorso 6 luglio con la pesante accusa di traffico di e sfruttamento di ragazze minorenni, è stato trovato morto all’interno della sua cella; inutili si sono rivelati i primi tentativi di rianimazione in loco ed il successivo trasporto in ospedale. Epstein, che pare possa aver posto fine alla sua esistenza per strangolamento, aveva già tentato di togliersi la vita qualche settimana prima e proprio per questo era stato inserito nel programma di osservazione riservato ai detenuti che tentano il suicidio. Com’è possibile, allora, che sia riuscito a portare a termine il suo intento così “facilmente“, poco tempo dopo il primo tentativo fallito?
Luci ed ombre
Il caso Epstein non si chiude certamente con la morte del suo principale imputato. Sono tanti e, soprattutto, blasonati i nomi legati alla controversa figura del gigante della finanza, che iniziò ad emergere dalla massa come insegnante di matematica e fisica senza aver mai conseguito la laurea. All’apparenza uomo dalla mente brillante, riservatissimo sulla sua vita privata e circondato da amicizie importanti nel mondo della politica e dello showbiz, Jeffrey Epstein in realtà nascondeva dei lati piuttosto torbidi della propria personalità emersi nel lontano 2005, quando il padre di una ragazza allora minorenne puntò il dito contro il miliardario reo di aver molestato la propria figliola. Nel 2008 Epstein, condannato per incitamento alla prostituzione dopo aver costretto una 17enne a concedersi in cambio di denaro, patteggiò una pena a dir poco ridicola: 13 mesi di “custodia con rilascio lavorativo” con il benestare dell’allora Procuratore della Florida (ora attuale ex Ministro del lavoro alla corte di Trump), Alexander Acosta.
“Lolita Express” e “Little Black Book”
Sono almeno 36 le ragazzine che Epstein ha costretto negli anni a prostituirsi nell’ambito delle sue feste private. Le vittime, che venivano condotte alla “corte” del 66enne a bordo del suo jet privato (tristemente noto con lo pseudonimo di “Lolita Express“), erano costrette a concedersi ad attori, imprenditori, persino personalità di un certo rango nobiliare, come emerso proprio nelle scorse ore. Uno dei nomi più sbalorditivi della lunga, lunghissima lista dei presunti “clienti” di Epstein è quello del duca di York e figlio della regina Elisabetta, Andrea. Secondo i racconti raccolti dagli investigatori, Andrea avrebbe avuto rapporti sessuali con Virginia Giuffre quando la ragazza aveva 17 anni ed avrebbe anche pagato una 21enne “schiava” di Jeffrey Epstein per avere dei rapporti fisici. I dettagli della vicenda riguardanti il duca sono raccapriccianti: il “nobiluomo” avrebbe palpeggiato il seno della Giuffre sotto l’attenta “regia” di Ghislaine Maxwell, ex fidanzata di Epstein anch’ella denunciata per sfruttamento della prostituzione.
Oltre ad Andrea, però, sono altri gli uomini e le donne coinvolti in quello che molti hanno definito perentoriamente il “pedogate” che ha fatto balzare letteralmente dalle sedie investigatori e semplici curiosi. Pare che il magnate dell’economia suicida avesse un vero e proprio libro con elencati tutti i personaggi noti che si dilettavano in questa macabra e disgustosa pratica illecita. All’interno di quello che è stato ribattezzato il “Little Black Book” troviamo personalità del calibro di Woody Allen, Bill Cosby, Kevin Spacey, Chris Tucker, Ralph Fiennes, Alec Baldwin, David Blaine, Jimmy Buffett e Courtney Love, Charlie Rose, George Stephanopoulos, Katie Couric, Mike Wallace e Barbara Walters, l’ex Primo Ministro israeliano Ehud Barak, l’ex Primo Ministro britannico Tony Blair, il noto industriale David Koch e l’Amministratore Delegato dei fratelli Salomon John Gutfreund e sua moglie Susan. Una lista sin troppo lunga (e destinata, purtroppo, ad allungarsi irrimediabilmente) ed eterogenea, all’interno della quale possiamo trovare delle celebrità a dir poco insospettabili (come Ralph Fiennes) alternate ad alcune dalla reputazione fin troppo compromessa oramai per poter uscire indenni da questa pesante “tegola” (basti pensare a Kevin Spacey, che aveva registrato quella che ora potremmo definire una vittoria di Pirro dopo che il giovane che lo aveva denunciato per molestie aveva ritrattato).
L’isola del peccato
A mano a mano che le indagini da parte delle forze dell’ordine statunitensi sugli affari illeciti di Jeffrey Epstein e sui legami che l’uomo aveva con personalità di spessore della politica americana (l’imprenditore vantava legami d’amicizia con Donald Trump e, soprattutto, con l’ex Presidente USA Bill Clinton) prendevano corpo, continuavano ad emergere nuovi dettagli che hanno a dir poco disgustato gli addetti ai lavori e l’opinione pubblica. Epstein era proprietario di un’isola sita nell’arcipelago delle Isole Vergini Americane, Little Saint James, nota con il profetico soprannome di “Isola del peccato“. In questa amena località l’uomo avrebbe permesso ai suoi facoltosi clienti di consumare i crimini sessuali più abominevoli, come ad esempio delle vere e proprie orge con minorenni. Festini in stile “Eyes Wide Shut“, inoltre, si svolgevano a cadenza continua presso le abitazioni dell’uomo site in aree diverse degli USA, all’interno delle quali fu ritrovato ogni qualsivoglia genere di materiale pedopornografico (foto osé, giocattoli sessuali, lubrificanti…) nonché – particolare assolutamente orrifico – una sedia da dentista completamente attrezzata. A cosa serviva questo insolito “complemento d’arredo“? Epstein torturava su quella sedia le sue povere vittime o la utilizzava per soddisfare i sordidi desideri dei suoi amici? Questa ed altre domande, in attesa di risposte per nulla consolanti, tormenteranno i parenti delle povere schiave dell’imprenditore suicida per tutta la vita.