Facciamo parte di una società in balia degli eventi, in continua evoluzione, bombardata da qualsivoglia genere di notizia. Telegiornali, carta stampata, Internet: abbiamo visto moltiplicarsi gli organi di informazione, spesso a discapito della fruibilità delle stesse notizie. Accade così irrimediabilmente che alcune vicende, dal mero gossip alla più nera delle cronache, possano essere relegate in appena due righe sul portale web dei più importanti organi di informazione e veder loro dedicate poco più che due parole di commiato, biasimo, sdegno.
Esistono poi le cosiddette “faccende scomode“: eventi così abominevoli nella loro gravità da dover essere arginati perché la gente comune non ne venga disgustata abbastanza. I motivi per tale occultamento sono molteplici: tutelare figure di spicco di politica, showbiz o chiesa; evitare il panico generale o la ribellione popolare; cercare di lavare i “panni sporchi” in casa propria, nella privacy e nel silenzio più totali. Una delle storie più raggelanti di questi ultimi mesi pone i riflettori sull’oramai non più sconosciuta località emiliana di Bibbiano. Il comune di poco più di 10 mila anime in provincia di Reggio Emilia è uscito dall’ombra a causa dell’inchiesta choc denominata “Angeli e Demoni“, che purtroppo non ha nulla a che fare con il best seller scritto da Dan Brown.
Parliamo di bambini maltrattati in modo indicibile, paragonabile alle sevizie e alle torture perpetrate dalle peggiori dittature del passato. Dalle carte dell’inchiesta condotta dagli organi di giustizia di Reggio Emilia emergono dettagli raccapriccianti ai quali furono e sono tutt’ora sottoposte delle creature innocenti strappate con la coercizione alle proprie, amorevoli famiglie. Si parla di “lavaggio del cervello“, di abusi di ogni genere, persino di elettroshock. Allontanati con false accuse (corroborate da prove altrettanto false) dai propri genitori, i bimbi venivano riassegnati a famiglie “problematiche”, dal passato a dir poco ombroso e, in alcuni casi, già tutori di figli biologici vittime di suicidio. Un sistema malato e contorto, del quale facevano parte, oltre a sedicenti operatori del servizio sociale, anche avvocati, dirigenti nonché il Sindaco di Bibbiano, in forza al PD, Andrea Carletti.
Proprio il silenzio in casa PD (e non solo) ha indignato molti utenti, alcuni dei quali hanno chiesto il sostegno dei propri beniamini dello spettacolo per riaccendere i riflettori su questa drammatica vicenda. All’appello ha risposto prontamente Laura Pausini, portabandiera della musica italiana nel mondo, che nei giorni scorsi ha sfogato tutta la sua rabbia di madre in un lungo e struggente post su Facebook.
“Ho appena letto un articolo sulla storia dei Bimbi di Bibbiano – scrive la cantante – sono senza parole, senza fiato, piena di rabbia nei miei pugni, mi sento incazzata, fragile, impotente. Ho deciso di cercare questa storia perché una mia fan mi ha scritto pregandomi di informarmi. Non ne sapevo nulla – continua la Pausini, che esplode – non posso credere che abbia dovuto cercare questa vicenda, perché sì, quando sono in tour sono spesso distratta dall’attualità e dalla cronaca, ma questa notizia è uno scandalo per il nostro Paese e dovrebbe essere la notizia vera di cui tutti parlano schifati. Tutta Italia. Cosa si può fare? Come possiamo aiutare?“. La Pausini, a questo punto, rincara la dose: “Per chi non sa ancora di cosa parlo, scrivete BIBBIANO su Google e leggete. E poi scrivete su questi maledetti social, che usiamo solo per le cavolate, cosa pensate di queste persone che strappano i figli alle loro famiglie. Non parlo di politica, parlo di umanità, di rispetto, di diritto alla Vita… ecco, se avete letto, ditemi sinceramente …voi non sentite di avere nelle mani degli schiaffi non dati? Non sentite la voglia di urlare? Non sentite la voglia di punire queste persone in maniera molto dura?“.
La cantante fa infine appello a tutti i genitori d’Italia. “Se avete un figlio, pensate che improvvisamente una persona, della quale per altro potreste anche fidarvi, fa un lavoro psicologico tanto grave da portarveli via e affidarli ad altre persone“.
Un appello prontamente raccolto dal suo collega Nek, che parla al popolo dei social network ed ai suoi fan non attraverso i suoi “numeri” artistici, bensì come padre. “Sono un uomo e sono un papà – tuona il cantante di “Laura non c’è” – è inconcepibile che non si parli dell’agghiacciante vicenda di Bibbiano. Penso a mia figlia e alla possibilità che mi venga sottratta senza reali motivazioni solo per abuso di potere e interesse economico. È proprio così. Ci sono intere famiglie distrutte, vite di bambini, di padri, e di madri rovinate per sempre… e non se ne parla. Ci vuole giustizia!!“. Alle parole di Filippo Neviani (vero nome di Nek) seguono immediatamente quella dell’indimenticabile performer di “Vattene amore”, Mietta: “Con questo silenzio io mi sento colpevole nei confronti di genitori come me, a cui viene sottratto un figlio in questo modo“. Nek e Mietta hanno accompagnato le proprie dichiarazioni con l’immagine di uno striscione, affisso dai militanti di CasaPound, indirizzato ai politici capitanati da Nicola Zingaretti: “Parlateci di Bibbiano“.
Da parte dei due artisti non c’è stato, come nel caso di Laura Pausini, nessun doppio fine politico: nessuno di loro si è mai schierato apertamente a favore di questo o quel partito, come invece vogliono far credere alcuni organi di stampa. Eppure, sono servite tre grandissime voci del nostro panorama pop a risvegliare le coscienze politiche, da destra e sinistra. Si complimenta solo ora il Ministro Salvini tributando rigorosamente via social “Onore” a Nek e a Laura Pausini; si risvegliano dal torpore i politici del Movimento Cinque Stelle, che con il Ministro Bonafede promettono di “Portare avanti investimenti e modifiche di legge per tutelare e proteggere i bambini“. Incredibile ma vero, c’è anche chi, di stanza al Partito Democratico, continua a glissare sul dramma emiliano, preferendo richiedere chiarimenti sui presunti finanziamenti russi alla Lega. Si tratta dell’onorevole Fiano, che in un post social – fortemente contestato dal popolo del web – preferisce spostare le sue umane e politiche preoccupazioni di latitudine piuttosto che stigmatizzare l’atteggiamento criminale del suo compagno di partito Carletti.
Un’osservazione, la sua, quantomeno fuori luogo trattandosi di minorenni strappati con atteggiamenti criminali di vario genere all’unico porto sicuro che conoscevano: la propria famiglia. Così come potrebbe risultare fuori luogo l’articolo, pubblicato su “Repubblica” e firmato da Luca Bottura, che ironizza sulla presa di posizione di Nek a favore dei bimbi di Bibbiano. “Filippo Neviani, in arte Nek, esordì a Sanremo con una canzone antiabortista che risulta tutt’ora nella lista dei crimini contro l’umanità dopo Nagasaki e Hiroshima, ma comunque prima del gelato al gusto Puffo – scrive il giornalista – Successivamente prestò la sua immagine a una campagna contro la droga condotta fianco a fianco dell’allora ministro Giovanardi e di un cane poliziotto. Il cane cominciò a drogarsi di lì a breve. Non stupisce che ieri abbia pubblicato sui social un post indignato sulla vicenda di Bibbiano, l’indagine su presunte sottrazioni di minori nel Reggiano, corredata da uno striscione in caratteri post fascisti nel quale si attribuisce al Pd il ratto dei piccoli“. Un’analisi rispettabile, ma dal tempismo quantomeno discutibile, se pensiamo che “Angeli e Demoni” è un’inchiesta incentrata su sevizie perpetrate ai danni della nostra futura classe dirigente, che andrebbe sempre protetta e salvata dall'”orco“, al di là del suo colore politico.