“Il libro che ho scritto può considerarsi il mio ultimo gesto d’amore verso la Calabria; in queste pagine denuncio quello che sta diventando un suicidio politico per la società calabrese“. Ha esordito così l’ex commissario per la Sanità Massimo Scura martedì alla presentazione del suo libro “Calabria Malata“, edito da Luigi Pellegrini Editore, presso la sala Monteleone a Palazzo Campanella di Reggio Calabria. Coadiuvato dai giornalisti Pietro Bellantoni e Giuseppe Lorè, Scura ha introdotto il volume raccontando la sua esperienza di commissario e togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe: “Se siamo arrivati a questo punto, è perché la classe politica ha tenuto nascoste molte cose ai calabresi – ha dichiarato – e a fondo di tutto vi è un aspetto patologico in cui diversi servizi non funzionano più”.
Dopo questi preamboli, Scura ha poi iniziato ad affrontare il periglioso tema della politica regionale: “Premetto subito che non mi sono mai sentito sottovalutato dalla politica calabrese; anzi, ci fu una lunga fase (circa sei mesi) durante la quale le cose andarono molto bene con l’approvazione di un decreto delle assunzioni, un testo definito da tutti ‘un capolavoro’. Ma successivamente subentrò un secondo momento, in cui i settori iniziarono a sfaldarsi ed infine un terzo caratterizzato dalla mia completa solitudine sul lavoro, culminato con le dimissioni. Questo momento corrisponde grossomodo all’ultimo anno e mezzo, in cui ci siamo visti costretti a compiere un doppio lavoro per sanare molti errori nei protocolli sanitari, in parte per fortuna recuperati“.
Non è mancato poi l’affondo sulla classe dirigente calabrese: “Per oltre quattro anni, il governatore Oliverio ha pensato sempre e solo allo stato della sanità regionale per giustificare il commissariamento, confondendo la causa con l’effetto – ha proseguito Scura – inoltre, furono raccontate moltissime menzogne. Comunque, allo stato attuale stiamo assistendo ad una vera e propria “colonizzazione” politica della Calabria: il ministro Grillo da Roma vuole far occupare tutte le poltrone della sanità calabrese, mentre Oliverio non ha mai voluto prendere in considerazione molti dati positivi per fare un assist al ministero della Salute. Insomma, tutto è stato deliberatamente lasciato nel vago costando alla Regione diverse migliaia di euro”. Scura ha poi continuato il suo difficile lavoro di commissario, svolto contro tutto e tutti poiché egli non guardava in faccia a nessuno: “La politica calabrese si è progressivamente compattata contro di me mentre andavo avanti per la mia strada e senza preoccuparmi di nessuno, anche perché constatavo quanto la Regione se ne fregasse di molti punti e tematiche fondamentali della Sanità. La classe politica, ripeto, ha pensato esclusivamente ai propri interessi”.
Un po’ meglio è andata invece con i sindacati: “In parte sì, ma il mio rapporto con loro è sempre stato d’amore/odio; anche loro, alla fin fine, sono attaccati alle poltrone ed altalenanti con i lavoratori. E’ stato un rapporto alternato da momenti positivi e negativi, e a volte ai sindacati interessa più che altro aumentare il numero dei tesserati che preoccuparsi realmente dei diritti e problemi dei loro iscritti”.
L’ultima parte della presentazione del volume è stata dedicata alla questione dell’Asp di Reggio: “In fondo, la Sanità è solo un altro comodo serbatoio di voti, grande quanto la capacità di far crescere il serbatoio stesso. Per quanto riguarda l’Asp, dico subito che fu una disperazione vedere che le assunzioni non funzionavano e diverse cose non avanzavano di un millimetro, e decisi allora di impegnarmi di più; alla fine i miei sforzi furono ripagati dal miglioramento delle assunzioni e del sistema di fatturazione. Nel libro ho inoltre descritto nero su bianco alcuni episodi gravi avvenuti in seno alla sanità calabrese: ad esempio, a Catanzaro sono giunti sempre e solo primari da altri centri della Regione oppure quelli facenti funzioni, senza alcuna possibilità di confronto e sostituzione con le altre realtà nazionali. Ma almeno Reggio e Cosenza hanno centrato appieno i loro piani di rientro. Nel sottotitolo – ha poi concluso Scura – ho usato il termine “altra ndrangheta“, perché oggigiorno non c’è più solo la ndrangheta che taglieggia e spara, ma un’altra appunto più subdola e silenziosa, ma che interferisce su tutti i processi decisionali della Sanità reggina. Vi sono stati diversi comportamenti mafiosi che sono riusciti ad inserire all’interno dei settori sanitari alcuni personaggi appartenenti alla criminalità o addirittura a logge massoniche“.