Nel 1873 l’inaugurazione della ferrovia convinse alcuni giovani nobili di Gerace a progettare un sistema economico basato sul capitale di rischio, avente come obiettivo il superamento della tradizionale economia contadina. Furono costituite così la Società Enologica e la Società Sulfurolio per raffinare i prodotti e ottenere altre materie; ad esempio, dalla sansa si produceva la materia prima per fare il sapone di Marsiglia, ma si realizzarono anche laterizi e tegole. In contemporanea, Rocco Scaglione creò la Banca Cooperativa di Gerace Marina (l’odierna Locri) nei locali dell’odierno Banco di Napoli, garantendo tassi accettabili per i prestiti agli imprenditori.
Nel 1923 l’ingegnere Vincenzo Bruzzese lascio’ il suo importante ruolo in un’azienda che fabbricava locomotive per investire in una fabbrica a Gerace Marina, che avrebbe prodotto moto. Nel frattempo, nacquero il pastificio Leonardi (di fama regionale), il confettificio Nicoletti, la filanda nella quale si lavorava il baco da seta, la fabbrica delle pipe di Mittiga e le fabbriche di bibite e marmellate Locretta e Mammoliti. All’epoca, Locri contava 1500 addetti nella produzione industriale, dando vita a un vero e proprio sistema finanziario che durò fino alla fine degli anni ’60, prima della strage di piazza Mercato del 1967 (una delle più feroci mattanze compiute dalla Ndrangheta nella Locride) che diede inizio al declino economico cittadino.
Le Officine Meccaniche Calabresi
La OMC (Officine Meccaniche Calabresi) era una industria che, attraverso il suo fondatore Ing. Vincenzo Bruzzese, diventò un’azienda di primissimo ordine nel Meridione. Bruzzese, giovane ingegnere di Grotteria (RC), all’età soli di 27 anni, dopo aver diretto in qualità di Direttore tecnico la Diatto di Torino, (una fabbrica di locomotori di treno) decise di tornare nella sua Locride. La fabbrica iniziò un’attività di rettifica di motori di automobili, ma poi si ingrandì producendo bulloneria per i transatlantici. Alla fine degli anni Venti, le Omc furono inserite in un programma di interventi pubblici da parte dell’allora ministro dei lavori pubblici Michele Bianchi, il quale vi vedeva un polo industriale di primaria importanza. Locri (ancora Gerace Marina) diventò un crocevia di presenze e un gruppo di tecnici si staccò per aprire l’officina meccanica torinese a Siderno.
Pochi anni prima della dichiarazione di fallimento della OMC, ci fu un litigio tra il suo proprietario e colui che fu nominato curatore fallimentare della fabbrica, circostanza, questa, che può far capire perchè fu liquidata un’industria che offriva lavoro di qualità e una prospettiva diversa a chi, al contrario, avrebbe dovuto sottostare ai settori sociali angusti loro riservati dalla tradizionale economia contadina. La OMC fu dichiarata dall’allora Governo Mussolini Industria ausiliaria dello Stato di 1° grado e possedeva un’attività caratterizzata da una grande varietà di prodotti, dalla metallurgia ai pezzi di ricambio per auto e per industrie, motori diesel, motori a benzine, gruppi elettrogeni, attrezzi di precisione per officine, producendo altresì ghisa, alluminio, rame e quant’altro. Era anche pronto un progetto per la costruzione di un motore per aereo da prodursi in serie, ma il core business della produzione erano le moto da 175 cc. sport, che in pochi mesi dalla produzione si stavano imponendo su tutto il mercato. In questa industria lavoravano circa 250 dipendenti, di cui il 10% proveniente dal nord. Va da sè che tutto questo attirò su Bruzzese diverse invidie e maldicenze da parte dei latifondisti del luogo, che nella fabbrica vedevano una minaccia ai loro decennali affari basati sullo sfruttamento delle terre e degli agricoltori.
Nel 1834 Vincenzo Bruzzese fu accusato per l’ammanco di £ 6.000.000, che aveva provocato il fallimento della Banca Popolare di Gerace. Immediatamente arrestato, l’industriale fu condannato e dichiarato il fallimento della OMC, nel tempo record di poche settimane. Nonostante l’ostinata resistenza degli operai che rimasero sul posto di lavoro, anche senza stipendio, nel corso del 1934 il curatore fallimentare nominato per riavviare la produzione (ing. Franco), al contrario, smembrò l’azienda, vendette i macchinari, licenziò le maestranze e lasciò che la documentazione contabile e tecnica andasse dispersa o distrutta.
Quattro anni dopo l’arresto, il Tribunale di Salerno riconobbe l’innocenza di Vincenzo Bruzzese individuando i responsabili del fallimento della OMC tra i maggiori azionisti della banca fallita e addebitando loro la rifusione dei danni. Tuttavia, l’azienda era ormai scomparsa e le lungaggini burocratiche, nonché la perdita del prezioso archivio tecnico, tolsero a Bruzzese ogni possibilità di ricominciare.
C’è una storia, dunque, che merita di essere raccontata e che, al contrario, la cultura “ufficiale” ha colpevolmente ignorato: quella della borghesia imprenditoriale calabrese, la quale nei primi decenni del Novecento era disposta a rischiare economicamente per favorire lo sviluppo economico e sociale della propria terra, sfidando le regole imposte dal “sistema” e che fu osteggiata e cancellata dai suoi componenti, i quali non volevano perdere i loro privilegi e le proprie posizioni di rendita. Il risultato è il deserto economico dei giorni nostri.
Fonte: Salvatore Futia – Lo scandalo delle Officine Meccaniche Calabresi – Franco Pancallo Editore