Rinnovare la musica popolare calabrese per portarla avanti secondo la tradizione dei nostri padri, non dimenticando però di adattarla sapientemente ai ritmi moderni: è questo, da sempre, l’obiettivo del cantante folk Mimmo Cavallaro, rinomato e da tempo famosissimo artista calabro che porta la cultura popolare della nostra Regione in giro per il mondo, già fondatore e leader della band “TaranProject”, scioltasi due anni fa. E proprio ieri, al Palazzo San Giorgio di Reggio Calabria, è stata presentata la sua ultima fatica lavorativa: il cd “Calanchi”, una raccolta di 9 brani musicali inediti che ribadiscono il suo stile armonico costruito secondo un’intelligente commistione di strumenti tradizionali e sonorità contemporanee. All’incontro con la stampa, oltre allo stesso Cavallaro, erano presenti il presidente del Consiglio Comunale Demetrio Delfino, Daniele Castrizio, storico, il consigliere delegato ai Grandi Eventi Nicola Paris e il presidente APAR Angelo Musolino. “E’ un patrocinio morale, quello del Comune di Reggio Calabria, verso un artista che negli ultimi anni ha compiuto passi da gigante nella rivitalizzazione del nostro patrimonio popolare e musicale – ha esordito Delfino – dare ampia visibilità a Mimmo Cavallaro significa anche trasportare la Calabria al di fuori dei confini regionali, e quindi ci tengo a puntualizzare come le istituzioni debbano sempre sostenere gli artisti ambasciatori della nostra terra e della nostra cultura popolare; Cavallaro è un vero cantore delle nostre radici“. Gli ha fatto eco il delegato Paris, che ha aggiunto: “Possiamo constatarlo ad ogni evento come la musica e il valore di Cavallaro vengano apprezzati dal pubblico, soprattutto giovanile, che accorre a frotte ad ogni suo concerto. Inoltre, la musica folk calabrese ha subito un forte incremento ed un rinnovo esponenziale in questi ultimi anni grazie a Mimmo e ad altri cantautori e musicisti, i quali hanno anche saputo adattarla ai ritmi contemporanei”.
Gli interventi di Castrizio e Cavallaro
Anche lo storico Daniele Castrizio ha posto l’accento sulla capacità di Cavallaro nell’aver dato una nuova linfa vitale alla produzione musicale calabrese, la quale però non deve essere sentita dalla popolazione come qualcosa che stava scomparendo ed è stato recuperato, ma come la colonna portante della propria cultura: “Sostenere ed ascoltare Mimmo Cavallaro non deve essere solo un piacere, ma anche un dovere per tutta Reggio Calabria – ha affermato – infatti, questa città possiede un patrimonio culturale-musicale che non ha eguali ed affonda le proprie radici addirittura nella Magna Grecia, basti ricordare il poeta reggino Ibico (vissuto nel VI secolo a.C., n.d.r.) uno dei più noti cantori dell’antichità che, addirittura, inventò uno strumento musicale come la lira fenicia, detta anche sambuca. La musica di Cavallaro non è né antica né moderna, ma è un’accurata rivisitazione della musica greca e bizantina che sta alla base di ogni nostro canto o ballo, in primis la tarantella; inoltre, è stato il primo a riprendere in mano gli strumenti tradizionali dopo decenni di oblio e li ha saputi adattare ad ogni genere musicale”. Insomma, ci si è ritrovati a parlare più volte del concetto di “radici”, un pensiero peraltro molto presente nell’ultimo album del cantante a cominciare dal nome della raccolta “Calanchi”, che sarebbero quei tipici solchi profondi provocati dalla siccità lungo i terreni argillosi, stretti e parecchio infossati esattamente come le fondamenta culturali calabresi: “E’ molto importante che i musicisti popolari posseggano spirito di innovazione per alimentare e portare avanti la tradizione dei nostri avi – ha dichiarato Cavallaro – anche il tema del viaggio è presente in diverse canzoni, come le tracce “Da Crotone a Caulonia” e “Europa che danza”; secondo me, la musica può e deve essere un tramite per unire i popoli, per lo meno sul piano intellettuale e culturale, perchè non ha barriere fisiche ed è libera di avanzare e unificare”. In serata, si è poi svolto un concerto gratuito di Cavallaro al teatro reggino Zanotti Bianco, seguito dalla degustazione di una grande torta offerta dall’APAR (Associazione Pasticceri Artigianali Reggini).