C’era una volta uno scrittore e illustratore inglese che viaggiò in lungo e in largo per il mondo, legandosi in particolar modo all’Italia e arrivando a scoprire in Calabria una montagna e un mondo che, grazie ai suoi scritti e disegni, iniziarono ad essere conosciuti al di fuori dei confini nazionali. L’artista in questione era Edward Lear (1812-1888) e quel piccolo mondo che visitò sono l’Aspromonte e l’area grecanica, in particolare Bova (Rc). E proprio la “capitale” dei Greci di Calabria ha voluto omaggiare Lear (autore dei “Diari di viaggio in Calabria e nel Regno di Napoli” e del “Diario di un viaggio a piedi – Reggio Calabria e la sua provincia“) istituendo un percorso didattico e culturale che si snoderà per le sue piazze e viuzze: stiamo parlando della mostra itinerante “Sguardi nuovi per vecchi sentieri – Sulle orme di Edward Lear – 1847“, inaugurata sabato scorso a Bova Superiore da Giuseppina Princi, dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria (promotore dell’iniziativa), dal sindaco di Bova Santo Casile, da Giuseppe Bombino, presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte, dal presidente dell’agenzia “Gal – Area Grecanica” Filippo Paino e da Rosario Brandolino, docente di Architettura presso l’Università Mediterranea della città dello Stretto (anch’essa promotrice del progetto). La mostra è stata aperta al pubblico presso il Centro Visita del Parco d’Aspromonte dopo una conferenza stampa di presentazione nella vicina aula magna “Spazio Cultura“, sita nell’incantevole cornice del centro storico bovese, durante la quale si è anche esibita l’Orchestra Giovanile dei Fiati di Delianuova (comune gemellato con Bova) diretta dal maestro Gaetano Pisano. Il tour, aperto alle autorità, alla stampa e ai cittadini, si è poi concluso in serata a Piazza Roma con la degustazione di prodotti alimentari tipici grecanici.
Il progetto culturale si distribuisce lungo un percorso composto da diversi pannelli, tecnologici e multimediali, che illustreranno – seguendo virtualmente l’itinerario compiuto dallo scrittore inglese nel 1847 nella provincia reggina – tutta la cultura bovese e grecanica nonché l’universo multiforme e la varia biodiversità che compongono un massiccio unico come l’Aspromonte; la particolarità del progetto è che sarà caratterizzato da una forte multiculturalità e da un’esperienza interattiva composta da molteplici risorse tecnologiche e visive, come la lettura a braille e le mappe tattili per i non vedenti, i codici QR, i dispositivi per la realtà aumentata ed anche la possibilità di poter interagire con diverse lingue come l’inglese, l’arabo e il grecanico.
La conferenza stampa
Dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte dell’Orchestra di Delianuova (che ha anche suonato la bella partitura “Sinfonia d’Aspromonte” del musicista calabrese Girolamo Deraco e alcuni arrangiamenti musicali dello stesso Edward Lear), il primo a prendere la parola è stato il primo cittadino Casile, che ha rivolto un saluto in perfetto grecanico a tutte le persone presenti nell’aula magna: «Per noi, che abitiamo nella città custode della cultura grecanica, è un grande onore inaugurare questo itinerario culturale – ha poi esordito – qui a Bova persistono ancora diverse testimonianze del passaggio di Edward Lear, come il “sentiero dell’Inglese“, poco fuori dall’abitato, e il Palazzo Marzano, oggi sede del Municipio, in cui lo scrittore alloggiò nel corso del suo viaggio del 1847». «L’iniziativa, oltre ad essere stata finanziata con i soldi dell’Ente Parco, vede coinvolte diverse associazioni e istituti – ha poi proseguito la dirigente Princi – il nostro obiettivo è far decollare un disegno di itinerari culturali che coinvolgano sia i ragazzi delle scuole che i turisti, valorizzando la nostra cultura originaria e tramandandola ulteriormente per i posteri. Tengo a precisare che buona parte del lavoro culturale del progetto è stato compiuto dai ragazzi del Vinci in collaborazione con l’Università Mediterranea». Ma l’inaugurazione della mostra può essere considerata come una base di partenza per la scoperta e l’apprezzamento delle molteplici realtà, naturali ed umane, presenti in Aspromonte, come sottolineato da Bombino: «In fondo, questo è un percorso culturale ispirato all’itinerario che un uomo ha compiuto incontrando la montagna – ha dichiarato – il nostro Aspromonte è un fluido perenne di terra, aria, carne e sangue, è come una persona che si agita, s’innalza e parla di sé; lo ha sempre fatto nei secoli, anche negli ultimi 30-40 anni, pur con qualche brutta “frattura“. Adesso noi dobbiamo riuscire a sentire la “voce” della nostra montagna ed accoglierla come un’umanità sempre laboriosa e viaggiatrice; l’Aspromonte è stato come una spugna che ha assorbito buona parte delle lingue parlate lungo tutta l’area mediterranea, linguaggi molto lontani tra loro eppure molto vicini da queste parti. Ma tra i nostri boschi non c’è solamente la multiculturalità: un vero Parco Nazionale che si rispetti difende anche la sua variegata biodiversità, esaltando quelle specie e quei valori che possono fare la differenza. Anzi, secondo noi in ogni luogo delle pendici aspromontane si dovrebbe innalzare un monumento al rapporto tra l’uomo, la montagna e la natura in generale, allo scopo di imboccare un sentiero antico con uno sguardo nuovo e rivolto al futuro».
L’intera iniziativa culturale, oltre che dall’Ente Parco, è stata finanziata anche dal MIUR nell’ambito del Concorso nazionale “Progetti didattici nei musei, nei siti di interesse archeologico, storico e culturale o nelle istituzioni culturali e scientifiche“.
La figura del poliedrico Lear è molto conosciuta e amata nel mondo anglosassone: scrittore, disegnatore, musicista e accanito viaggiatore, l’intellettuale inglese è noto soprattutto per le sue filastrocche nonsense in rima baciata, buona parte delle quali sono ancora oggi utilizzate come scioglilingua didattici nelle scuole elementari del Regno Unito. Ma il buon vecchio Edward può davvero essere definito un “reporter” d’altri tempi: i suoi diari di viaggio, corredati dagli abbondanti schizzi che lo scrittore disegnava in loco sul momento, erano regolarmente pubblicati da diverse case editrici specializzate in riviste ed enciclopedie che documentavano tutte le parti del mondo, dei veri e propri “National Geographic” ante litteram per i quali Lear lavorava. In effetti, sia per lavoro che per piacere, sembra che lo scrittore, durante la sua intera esistenza, non abbia fatto altro che viaggiare: Europa, Medio Oriente, Nord Africa, almeno due quarti del globo terrestre furono calpestati dai suoi piedi e documentati dalla sua penna. Forse anche per dimenticare un’infanzia e un’adolescenza misere ed infelici (difficoltà economiche, famiglia numerosa con venti figli, il padre in prigione per debiti, la sorella maggiore Ann come unica figura genitoriale), Lear “fuggì” sempre per tutta la vita, scegliendo anche di vivere stabilmente in Paesi lontanissimi dall’Inghilterra e divertendosi ad alimentare il suo “bambino interiore” con un’innata curiosità e una forte passione per il disegno, arrivando a realizzare migliaia di scenette e caricature di tutto quello che vedeva ed incontrava, senza indietreggiare mai neppure davanti a situazioni pericolose o ad ambienti un po’ “primitivi”, come appunto gli capitò nel corso del viaggio in provincia di Reggio. Ancora oggi, le sue annotazioni e i suoi schizzi sono fondamentali per ricostruire la vita quotidiana, i costumi e le abitudini non solo dei calabresi di allora, ma anche di tutte le popolazioni regionali italiane che incontrò durante i suoi itinerari; d’altronde, in Italia si trovò talmente bene da decidere di stabilire la sua ultima residenza a Sanremo, città in cui morì nel 1888 e dove riposa presso il Cimitero monumentale della Foce.
Alcuni momenti dell’inaugurazione
Complimenti per la recenzione giornalistica sull’evento davvero interessante.A titolo personale vorrei sapere se Lei è della zona grecanica.