Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota stampa:
Da più parti, finalmente, il dibattito politico si infervora (riuscendo sempre e comunque a dividersi pur su obbiettivi comuni) sul destino dell’Agenzia dei Beni Confiscati che da Reggio dovrebbe essere trasferita a Roma. È di questi giorni la polemica, non sui contenuti o su come fare a trattenere a Reggio l’Agenzia, ma sui pettegolezzi delle due manifestazioni che sono state organizzate, mettendo da parte l’interesse e obbiettivo comune per trasformare la questione in un terreno di scontro per risolvere dinamiche interne ad un singolo partito. Ma nulla ci stupisce: la nostra terra dal ’70 ad oggi viene utilizzata al pari di una colonia da depredare e sulla quale esercitare un potere politico prettamente di tipo clientelare, dove l’interesse carrieristico dei singoli viene messo avanti rispetto all’interesse della collettività. Questo articolo non vuole essere un attacco verso nessuno, ma un invito al dialogo tra le parti ed all’unità per il raggiungimento dell’interesse supremo che è il bene di Reggio e dei Reggini.
Quello che ci preme evidenziare sono le ricadute economiche e sociali che interesseranno la nostra città, le 60 persone che ci lavorano nonché i risvolti in termini d’immagine di lotta alla ‘Ndrangheta; se è pur vero che si tratta di un’ Agenzia a respiro nazionale, non dobbiamo dimenticarci com’è nata e con quali motivazioni nè che la lotta alla criminalità organizzata si fa’ anche con i simboli. Dall’aeroporto, al porto di Gioia Tauro fino ad arrivare all’Agenzia dei beni confiscati è un susseguirsi di crisi, scippi, boicottamenti nel disinteresse generale, nelle divisioni e negli attacchi personali verso questo o quel politico come se a noi, comuni cittadini che paghiamo le tasse con le aliquote al massimo, possa interessarne qualcosa.
Guardiamo alla nostra generazione, quella compresa tra i 25 ed i 30 anni, e ci accorgeremo che il 90% dei nostri coetanei, soprattutto quelli che non sono figli d’arte, emigrano verso il nord o verso l’estero; ci accorgeremo di come ad ogni depredamento, ad ogni speranza di futuro e di lavoro di chi lascia la nostra terra, si aggiunge un nuovo flusso migratorio dovuto allo sconforto e alla voglia di farsi una vita. E nel frattempo assistiamo a questi litigi fra professionisti della politica, rendendoci conto che molti di loro, non avendo un lavoro e vivendo solo di politica, non possono fare altrimenti. Noi intanto rimaniamo sbigottiti ed esterrefatti con la convinzione che forse meritiamo di più.
Il Presidente
Salvatore Palermo