Duecentosedici reperti per un museo all’avanguardia con attrezzature multimediali e digitali: è stato ufficialmente inaugurato il 5 maggio il nuovo Museo Archeologico Comunale di Calanna (Rc), comune ai piedi del versante tirrenico dell’Aspromonte. Presenti al taglio del nastro il sindaco di Calanna Domenico Romeo, il sottosegretario al ministero dei Beni Culturali e del Turismo Dorina Bianchi, il giornalista Mimmo Raffa, Salvatore Patamia, segretario regionale del Mibact per la Calabria, Angela Canale, architetto per la Soprintendenza ABAP di Reggio e Vibo Valentia e l’archeologo Fabrizio Sudano, tra gli altri. Il museo è stato ufficializzato nei locali del già esistente Centro Didattico Museale sito in località “Ronzo” nella zona nord del centro del reggino, in cui fu rinvenuta nel 1953 una necropoli risalente all’Età del Ferro, oggi sito archeologico. «E’ un evento al fine di scrivere un’altra pagina nuova per la Calabria “culturale” – ha esordito Raffa all’incontro con la cittadinanza e la stampa – si tratta di reperti importanti da “assaporare” letteralmente per comprendere questa era della storia antica calabrese. Ma il nostro vero obiettivo per questo museo sarebbe creare un circuito virtuoso con gli altri istituti espositivi della nostra Regione, in modo che non diventi una cattedrale nel deserto». Pienamente d’accordo il primo cittadino Romeo: «Per Calanna è un ulteriore livello culturale – ha detto – tutti noi abbiamo partecipato con dedizione affinché potesse vedere la luce. Si è trattato di un percorso basato principalmente sull’amore per il nostro piccolo paese; dal 2013, da quando sono iniziati i lavori di convenzione e passaggio con la Soprintendenza per far tornare qui i reperti custoditi al Museo di Reggio, abbiamo lavorato molto per questo obiettivo. Colgo inoltre l’occasione per ringraziare la struttura reggina per aver custodito, in tutti questi decenni, i nostri cimeli antichi che adesso sono tornati a casa, tranne quelli del sepolcro n° 6 che resteranno esposti in riva allo Stretto; immaginiamocelo come una sorta di scambio culturale. Il nostro nuovo progetto, adesso, è quello di valorizzare il castello normanno che sovrasta l’abitato, purtroppo semi abbandonato». Più finanziamenti pubblici per valorizzare la ricchezza culturale e storica della Calabria: è questa, in sintesi, l’idea potenzialmente innovativa di Dorina Bianchi. «Dobbiamo porre in evidenza tutto ciò che di positivo c’è sul territorio calabrese – ha dichiarato – ma i primi a valorizzarlo devono essere proprio i nostri corregionali. Oltre al patrimonio culturale, artistico e paesaggistico che possediamo, dovremmo cercare di creare una sinergia più forte tra i diversi musei calabresi, come anche tra quello reggino e l’appena inaugurato istituto calannese; i musei sono un traino importante per la cultura, ma gli elementi culturali possono essere anche una fonte di ricchezza per queste zone, persino nell’entroterra, perchè generano lavoro ed in questo senso è importante aumentare i finanziamenti e promuovere la Calabria nel mondo».
Il museo di Calanna
Come detto sopra, il nuovo museo di Calanna occuperà la vecchia struttura del Centro Didattico Museale, in due ampie sale corredate da materiale digitale e in 3D; buona parte dei reperti esposti (precedentemente conservati al museo di Reggio, n.d.r.) provengono dalla serie di sepolcri rinvenuti nella necropoli ricavata tra le rocce a calcare conchiglifero, tipiche del panorama calannese, e soprannominati “tombe a grotticella“. I pezzi sono databili all’Età del Ferro e rappresentano una delle testimonianze più preziose delle popolazioni che abitarono la Calabria in epoca preellenica; per la maggior parte si tratta di vasellame funerario, ma sono stati rinvenuti anche monili metallici ed ornamenti tipici dell’abbigliamento femminile. Nella necropoli sono stati ritrovati sepolcri a tombe plurime, dieci in tutto, in cui c’era più di uno scheletro e si ipotizza che verosimilmente dovevano trattarsi di “sepolture familiari”. Ma nella struttura hanno trovato posto anche dei manufatti ceramici di epoca medievale venuti alla luce durante alcuni scavi al castello, curiosamente molto simili a quelli prodotti ancora oggi nel reggino, oltre ad alcune croci ed amuleti dello stesso periodo. Tornando alla necropoli, si sa molto poco sugli usi e costumi delle popolazioni che abitavano in questi luoghi, perchè non sono mai stati scoperti i resti di qualche antico villaggio tra i crinali che circondano Calanna. Molto probabilmente, ha sostenuto Sudano, gli abitanti originari furono a poco a poco assimilati dai coloni greci che iniziarono a stabilirsi in terra calabrese a partire dall’VIII secolo a.C., dopo aver allacciato all’inizio solo alcuni rapporti commerciali, imposti forse dagli stessi ellenici bisognosi di un metallo prezioso com’era considerato il ferro all’epoca. «Questo museo – ha concluso Sudano – è un esempio di come diversi reperti rinvenuti sul territorio possono essere esposti anche qui, non solo necessariamente a Reggio, e senza venire dimenticati nei magazzini museali, come qualcuno in passato ci ha rinfacciato».
Straordinario!Purtroppo neanche noi reggini doc conosciamo i nostri tesori.ci vuole più visibilità e pubblicità.Un grazie al giornalista autore del servizio che con le sue foto e le sue notizie mi ha fatto conoscere un mondo così lontano ma anche così vicino!